Non dirò dove, non dirò di quale sindaco si tratti, ma ha avuto risonanza
nazionale un episodio. Un (semplice) cittadino chiede al (primo) cittadino:
perché non annaffiate i giardini? E il (primo) cittadino: perché non li annaffia
lei. Una “bella” risposta: c'è di cui riflettere. Un tentativo di convolgere i
cittadini per il rispetto e la salvaguardia del bene pubblico? Una
partecipazione attiva della popolazione all'interesse comune? Oppure una
dichiarazione di impotenza dell'ente pubblico? Allora, irresistibilmente, ho
pensato all'inceneritore di Cremona. Direte voi: ma è matto? Il caldo gli ha
dato alla testa? No. Seguite il mio ragionamento. Quel primo cittadino ha,
semplicemente e tragicamente, secondo me, abdicato (forse in modo inconsapevole)
al suo dovere. C'è una precisa responsabilità politica e amministrativa, che non
si può esercitare solo quando le cose vanno a gonfie vele: per cui, ad esempio,
se in campagna elettorale si promette che, tanto per dire, si dismetterà
l'inceneritore a Cremona, l'inceneritore va dismesso. Se poi ci si avveda (e
dico se) che quella promessa forse era un po' avventata, e che chiuderlo
significhere un grosso sacrificio per le casse della comunità, che cosa resta da
fare? Una prima domanda, intanto,è: quanto vale la salute dei cittadini? Seconda
domanda: se la salute in giuoco è dei cittadini, perchè non far decidere a loro?
E qui faccio mia la proposta di Danilo Toninelli, deputato del Movimento Cinque
Stelle, il quale invita il Sindaco a indire un referendum popolare consultivo
sulla questione inceneritore. Facciamo decidere alla gente. Tornare, ogni tanto,
a quelle pratiche, oramai desuete, di vera democrazia a me non dispiace. A voi?
sabato, luglio 25, 2015
sabato, luglio 18, 2015
Non siamo capaci di ribellarci
Mi pare che fosse il professor Vittorino Andreoli a definire l’Italia un
Paese malato. Pieno di masochisti ed esibizionisti allo stesso tempo, quindi
incapace di mettere in moto le proprie forze migliori, stretto nella forbice tra
autodenigrazione e bullismo parolaio; di individualisti costantemente recitanti,
sostanzialmente incapaci di fare squadra, buoni solo a mettere in scena il
proprio – io – tronfio. Ovviamente, come tutte le generalizzazioni questo
giudizio era ingeneroso nei confronti di chi è serio, lavora sodo e non vive la
vita come un perenne teatrino. Però, c’è del vero. A partire da un dato: mi pare
che sia impossibile, ormai, una situazione in cui la lotta politica si sviluppi
in maniera bellicosa, dura, serrata, ma non criminale. La parola è forte? Se
credete di sì, pensate al “metodo Boffo”. Se si fa una ricerca sul web, apparirà
questa definizione: “campagna di stampa basata su bugie allo scopo di screditare
qualcuno”. Dino Boffo, allora direttore di “Avvenire”, periodico molto duro nei
confronti dello stile di vita di Berlusconi, fu oggetto, da parte de “Il
Giornale”, di accuse infamanti. Si sa che la calunnia, quando pure sia
comprovata tale, lascia comunque una sporca, anche se inconsistente, ombra di
dubbio. Accuse del genere, pur se comprovatamente false, ti rovinano la vita. È
quanto sta avvenendo a Rosario Crocetta, presidente della Regione Sicilia. Il
settimanale “l’Espresso” esce con questa notizia: in una intercettazione, il
medico personale di Crocetta avrebbe detto all’uomo politico: “La Borsellino va
fatta fuori come il padre”, e il presidente non avrebbe reagito. Crocetta nega
disperatamente di aver mai ascoltato quelle parole e si autosospende. Nel giro
di poche ore, la magistratura interviene e dice: non c’è traccia, agli atti, di
alcuna intercettazione in cui si dicano quelle cose. E allora? Una congiura
politica? Una resa dei conti? Una guerra per bande dentro il Pd? Sto,
semplicemente, riportando tutte le ipotesi che vengono fatte. Una cosa è certa:
in Italia ci sono tante persone oneste e perbene, ma c’è anche un gran
verminaio. Aveva ragione Andreoli: questo è un Paese malato. Malato grave. Ma
ancora più grave è il fatto che non siamo capaci di ribellarci, quasi che la
nostra psiche fosse programmata ad accettare tutto, intenti solo a salvaguardare
quel piccolo orticello che, se pur precario, temiamo di perdere.
sabato, luglio 11, 2015
... Come il due di coppe quando briscola è bastoni
Qualcuno si ricorda di Sigonella? Un aereo atterrato con a bordo alcuni
rappresentanti dell’Olp e i dirottatori della “Achille Lauro”, gli americani
che, armi in pugno, ne pretendevano la consegna, l’Italia, presidente del
consiglio Bettino Craxi, che a sua volta metteva sotto assedio i militari
americani, sulla base delle leggi riguardanti le competenze territoriali e un
semplice principio: non potete fare i gradassi a casa nostra. E non vuol essere,
il mio, un peana a Craxi, inventore e autore di molti dei meccanismi perversi
che hanno reso il nostro Paese quel che è. Però è indubbio che l’Italia ha
avuto, per molti anni, un forte ruolo internazionale, di cui oggi non è rimasta
traccia. Vogliamo parlare di Andreotti? Per decenni, quantomeno nello scacchiere
mediterraneo, non si è mossa foglia che il divo Giulio non conoscesse e a cui
non consentisse. Un patrimonio disperso, quello della grande scuola diplomatica
italiana? Una perdita di incisività, di credibilità? Pare proprio di sì. Renzi
ha piazzato Federica Mogherini, con grande fanfara, come Alto rappresentante
dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ma poi?
Nella crisi greca abbiamo avuto un ruolo simile a quello del Botswana e
dell’Ecuador. Ma loro non c’entrano, direte. Appunto. Renzi diventò presidente
del consiglio con grandi proclami sulla necessità di correggere l’austerità
della troika. Come è noto, non ha avuto un grande ascolto. I media mainstreaming
danno risalto a quando lui si reca alle riunioni europee, ma non hanno niente da
narrare, oltre che il viaggio. Però è stato bravo a fare battute anche su
Tsipras: “non faccia il furbo”. Da un capo di governo ad un altro capo di
governo (eletto): roba da allibire. Ma è cominciata con Berlusconi: le corna,
l’abbronzatura di mister Obama, la caciara al cospetto di Elisabetta II, la
Merkel, come dire con una perifrasi, non meritevole di attenzione sessuale, e
via così, tra nani e ballerine. Le parentesi Monti e Letta,senz’altro credibili,
da questo punto di vista, sono state troppo brevi (per fortuna). Certo, conta
anche il potere reale di un Paese, la sua solidità politica, la sua capacità
economica e la sua coesione sociale. Ma la serietà è fondamentale. E noi
assistiamo sconsolati a rapporti binari, Merkel-Hollande, Obama- Merkel, come
prima Merkel-Sarkosy, e l’unico italiano che sembra ascoltato è un banchiere,
Mario Draghi. Meditiamo.
sabato, luglio 04, 2015
Se la Grecia viene abbandonata a se stessa

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