Mi pare che fosse il professor Vittorino Andreoli a definire l’Italia un
Paese malato. Pieno di masochisti ed esibizionisti allo stesso tempo, quindi
incapace di mettere in moto le proprie forze migliori, stretto nella forbice tra
autodenigrazione e bullismo parolaio; di individualisti costantemente recitanti,
sostanzialmente incapaci di fare squadra, buoni solo a mettere in scena il
proprio – io – tronfio. Ovviamente, come tutte le generalizzazioni questo
giudizio era ingeneroso nei confronti di chi è serio, lavora sodo e non vive la
vita come un perenne teatrino. Però, c’è del vero. A partire da un dato: mi pare
che sia impossibile, ormai, una situazione in cui la lotta politica si sviluppi
in maniera bellicosa, dura, serrata, ma non criminale. La parola è forte? Se
credete di sì, pensate al “metodo Boffo”. Se si fa una ricerca sul web, apparirà
questa definizione: “campagna di stampa basata su bugie allo scopo di screditare
qualcuno”. Dino Boffo, allora direttore di “Avvenire”, periodico molto duro nei
confronti dello stile di vita di Berlusconi, fu oggetto, da parte de “Il
Giornale”, di accuse infamanti. Si sa che la calunnia, quando pure sia
comprovata tale, lascia comunque una sporca, anche se inconsistente, ombra di
dubbio. Accuse del genere, pur se comprovatamente false, ti rovinano la vita. È
quanto sta avvenendo a Rosario Crocetta, presidente della Regione Sicilia. Il
settimanale “l’Espresso” esce con questa notizia: in una intercettazione, il
medico personale di Crocetta avrebbe detto all’uomo politico: “La Borsellino va
fatta fuori come il padre”, e il presidente non avrebbe reagito. Crocetta nega
disperatamente di aver mai ascoltato quelle parole e si autosospende. Nel giro
di poche ore, la magistratura interviene e dice: non c’è traccia, agli atti, di
alcuna intercettazione in cui si dicano quelle cose. E allora? Una congiura
politica? Una resa dei conti? Una guerra per bande dentro il Pd? Sto,
semplicemente, riportando tutte le ipotesi che vengono fatte. Una cosa è certa:
in Italia ci sono tante persone oneste e perbene, ma c’è anche un gran
verminaio. Aveva ragione Andreoli: questo è un Paese malato. Malato grave. Ma
ancora più grave è il fatto che non siamo capaci di ribellarci, quasi che la
nostra psiche fosse programmata ad accettare tutto, intenti solo a salvaguardare
quel piccolo orticello che, se pur precario, temiamo di perdere.
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