sabato, luglio 18, 2015

Non siamo capaci di ribellarci

Mi pare che fosse il professor Vittorino Andreoli a definire l’Italia un Paese malato. Pieno di masochisti ed esibizionisti allo stesso tempo, quindi incapace di mettere in moto le proprie forze migliori, stretto nella forbice tra autodenigrazione e bullismo parolaio; di individualisti costantemente recitanti, sostanzialmente incapaci di fare squadra, buoni solo a mettere in scena il proprio – io – tronfio. Ovviamente, come tutte le generalizzazioni questo giudizio era ingeneroso nei confronti di chi è serio, lavora sodo e non vive la vita come un perenne teatrino. Però, c’è del vero. A partire da un dato: mi pare che sia impossibile, ormai, una situazione in cui la lotta politica si sviluppi in maniera bellicosa, dura, serrata, ma non criminale. La parola è forte? Se credete di sì, pensate al “metodo Boffo”. Se si fa una ricerca sul web, apparirà questa definizione: “campagna di stampa basata su bugie allo scopo di screditare qualcuno”. Dino Boffo, allora direttore di “Avvenire”, periodico molto duro nei confronti dello stile di vita di Berlusconi, fu oggetto, da parte de “Il Giornale”, di accuse infamanti. Si sa che la calunnia, quando pure sia comprovata tale, lascia comunque una sporca, anche se inconsistente, ombra di dubbio. Accuse del genere, pur se comprovatamente false, ti rovinano la vita. È quanto sta avvenendo a Rosario Crocetta, presidente della Regione Sicilia. Il settimanale “l’Espresso” esce con questa notizia: in una intercettazione, il medico personale di Crocetta avrebbe detto all’uomo politico: “La Borsellino va fatta fuori come il padre”, e il presidente non avrebbe reagito. Crocetta nega disperatamente di aver mai ascoltato quelle parole e si autosospende. Nel giro di poche ore, la magistratura interviene e dice: non c’è traccia, agli atti, di alcuna intercettazione in cui si dicano quelle cose. E allora? Una congiura politica? Una resa dei conti? Una guerra per bande dentro il Pd? Sto, semplicemente, riportando tutte le ipotesi che vengono fatte. Una cosa è certa: in Italia ci sono tante persone oneste e perbene, ma c’è anche un gran verminaio. Aveva ragione Andreoli: questo è un Paese malato. Malato grave. Ma ancora più grave è il fatto che non siamo capaci di ribellarci, quasi che la nostra psiche fosse programmata ad accettare tutto, intenti solo a salvaguardare quel piccolo orticello che, se pur precario, temiamo di perdere. 

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