Sapete? Noi abitiamo la terra dove fioriscono i limoni, scriveva Goethe. E un giardino di limoni è il luogo profumato in cui due donne, che appartengono a due popoli in lotta tra loro, stipulano un’alleanza per la vita, contro la violenza: è la trama di un film. Ancora, in un giardino segreto, due bambini e un pettirosso trasformano la storia vuota e arida di una famiglia distrutta in una nuova vita, un nuovo inizio, una speranza: è un libro, degli inizi del Novecento. L’Eden era il luogo in cui Dio creò un giardino. I giardini che verranno dopo, forse, sono tutti debitori del rimpianto di quello, inarrivabile. Il giardino, per poeti e scrittori, è un luogo di pausa, di sussurri segreti, di sottrazione agli affanni della vita quotidiana, di amori appena dichiarati, di vita che scorre insieme alle stagioni. Nel giardini all’italiana, viali e aiuole ordinati geometricamente si accompagnano a grotte, nicchie, anfratti segreti. Le siepi sono sempreverdi, le acque sono incanalate e alimentano le fontane, i colori sono quelli dei fiori. Il giardino all’italiana come metafora di un Paese che vorremmo? Un Paese in cui possano stare insieme regole ed invenzione, fantasia e richiamo alla realtà. Abbiamo avuto un inverno terribile, e i giardini sono ammutoliti, seccati, gelati. Non sappiamo ancora cosa sia sopravvissuto, quali radici siano state danneggiate, quali abbiano resistito, protette dalla terra e dalla cura. Ma già, in qualche arbusto, fanno capolino i germogli. Non si espongono troppo, perché la stagione riserva ancora bufere. E in alcuni alberi sono spuntati i primi fiori. Quei colori e quei piccoli segni verdi, che spaccano i rami, ci dicono che, forse, l’inverno sta finendo.
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