venerdì, marzo 19, 2010

Venga a prendere un caffè da noi

Abbiamo visto tutti alla Tv gli striscioni dei manifestanti ad Atene:non pagheremo la vostra crisi. Igreci protestano contro il piano di austerità del governo, per combattere una situazione ormai giunta ai livelli di guardia, che preoccupa l’Europa. Ma anchei n Islanda la popolazione protesta contro l’idea di pagare i debiti ereditati dall’affondamento delle banche. E gli spagnoli protestano contro il prolungamento dell’età pensionabile. Il sistema bancario ha giocato sull’ingegneria finanziaria, e alla fine l’economia reale ha presentato il conto: profondo rosso. Ma cosa può fare uno Stato,per non rischiare la bancarotta? Semplice: o aumentare le entrate o limitare le spese. E’ sicuro che una corretta politica fiscale centrerebbe il primo obiettivo, magari anche con una ripartizione più equa del carico. Si dirà che non è facile, ma non lo è neppure la seconda strada. Infatti, chi paga, così? Il rigore sarà pagato dai cittadini: con meno qualità nella scuola, nella sanità, nell’ambiente, nei servizi. Il fatto è che la crisi della finanza privata si è trasformata in crisi della finanza pubblica, e che gli Stati non riescono, non possono, non sanno metterla in conto a chi l’ha provocata. Certamente, le banche non pagheranno il conto in prima battuta: il presidente Obama ha previsto una tassa speciale per le banche, ma in un periodo di dieci anni. In questa fiera dell’irresponsabilità, dell’economia cannibale, come l’ha chiamata qualcuno, cosa resta da fare?
Magari, un Coffee party: il caffè delle persone responsabili. L’idea viene dagli Usa, ed è un movimento che si batte per la partecipazione democratica e l’unità del Paese su alcuni obiettivi prioritari, per risolvere i problemi; in particolare la “cleptocrazia”del capitalismo finanziario di rapina.
E’ un’idea importabile? Il caffè italiano è senz’altro migliore di quello made in Usa… ma la classe dirigente?

Paolo L.

Nessun commento:

Posta un commento