domenica, marzo 07, 2010

Gli avrei affidato il mio portafoglio

Si presenta proprio bene: serio, concreto. Maglioncino da lavoro, aria decisa e pratica. Avrebbe detto mio nonno: affiderei anche il portafoglio a Guido Bertolaso. Un uomo che si è sempre proclamato al servizio dello Stato e non dei governi. Percarità, nel nostro ordinamento ognuno è presunto innocente fino a che non sia dimostrata la sua colpevolezza, ma intanto, qualcosa
Bertolaso ha ammesso. Ha detto: “Forse qualcosa mi è sfuggito e mi sono fidato troppo". Beh, ma questa non è una risposta. O meglio, non è una giustificazione. Avere una responsabilità
pubblica può portare a errori, anche commessi in buona fede, ma, senza che per questo si invochi la gogna, chi ammette che gli è sfuggito qualcosa e che si è fidato troppo, dovrebbe trarne le dovute conseguenze. Specie se quello che è sfuggito ha a che fare con appalti per milioni di euro. Specie se ci si è fidati di personaggi che si dicono al telefono cose da far drizzare i capelli.Ciò che si fa con i soldi pubblici richiede una grande responsabilità: che non è di destra o di sinistra. Si chiama coscienza civile, spirito di servizio, onestà. Bertolaso ha detto che il suo potere consiste nello stare tra la gente che soffre, nel fango e tra la neve. Ci si chiede se condividano questo pensiero anche il presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e gli imprenditori indagati, mentre parlavano al telefono di mobili, cellulari, soggiorniin hotel, ristrutturazioni di immobiliprivati e altri benefit. E di donne che, ormai,vengono usate come bustarelle. E chissà cosane pensano quegli imprenditori che ridevanopoche ore dopo il terremoto dell'Aquila, pregustando la montagna di affari.Adesso il Governo ha rinunciato a trasformare la Protezione Civile in S.p.A. Scelta saggia:saranno vie lente e farraginose, ma è bene checontinui il controllo pubblico dei soldi pubblici;ossia i nostri.
Giulio Branciforte

Nessun commento:

Posta un commento