Il decreto manovra del Governo è stato, alla fine, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Finalmente una certezza, dopo i contrasti, le liti, i pronunciamenti, il toglimetti che hanno contraddistinto gli ultimi giorni(con il clamore destato dalla “norma sul Lodo Mondatori”). Tutti i commenti, anche quelli più favorevoli al Governo, si chiedono dove sia l’altra gamba di un tronco costituito dalla necessità estrema di ripresa che ha il nostro Paese: la prima, l’obiettivo del pareggio di bilancio, va senz’altro bene, ma le politiche per lo sviluppo? È arduo vederle, nella manovra. Abbondano i tagli agli enti locali, e molti amministratori, anche di centro-destra, si chiedono che ne sarà dei servizi sui territori, non solo dei livelli di assistenza sociale – in questo numero, si può leggere quanto sia preoccupato il Terzo settore – ma anche del trasporto pubblico,delle politiche di sostegno alle imprese e degli investimenti. “Ci usano come un bancomat”, dicono i Comuni, e Alemanno incalza: “Con i tagli i Comuni sono ridotti a nulla”. Ma non era, questo, il livello di governo più vicino al cittadino, casomai da valorizzare, anche per dare fiato al federalismo fiscale, che così sembra diventato davvero solo una formula vuota? Nella nostra intervista al deputato della Lega Silvana Comaroli appare chiaro che, per il partito di Bossi, la manovra è più accettata che condivisa. E le imprese? Non si aspettavano la semplificazione normativa e amministrativa, l’adeguamento delle infrastrutture territoriali e tecnologiche, una maggiore efficienza, una spinta all’innovazione? E i cittadini, cosa si aspettano? Che le cose si rimettano in moto, che i giovani possano studiare con soddisfazione, che gli stessi giovani, e non solo, possano trovare un lavoro dignitoso, che tornino a circolare denaro, produzione, investimenti. E che torni a circolare speranza. Forza e coraggio.
Daniele Tamburini
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