Ricordo bene quando fu eletto il sindaco Oreste Perri. Fecero la differenza una manciata di voti ma, soprattutto, il modo con cui si era presentato il candidato, ex campione sportivo, uomo dai modi aperti e leali, che aveva deciso di lanciarsi in politica per spirito di servizio verso la sua città da uomo libero, dicendosi lontano dalle beghe di partito e da logiche di schieramento capziose ed incomprensibili ai più. Proprio quei partiti da cui non ha potuto e non può prescindere, ovviamente, nella quotidianità del mandato amministrativo, e che tendono a metterlo sotto scacco e a renderlo ostaggio. Così, il campione sorridente della gente comune è sempre più amareggiato, e in modo più o meno amichevole, gli viene suggerito di andarsene, di mollare, lui che, oltretutto, di politica non campa. Io non sono d'accordo, e vorrei dirgli: no Sindaco, non molli. Non sarebbe dignitoso, né per lei né nei confronti di coloro che l’hanno scelta per governare la città, né riguardo all’istituzione che presiede. Sarebbe una amara sconfitta, quando invece uno sportivo deve lottare fino in fondo. Prosegua nella sua strada, sindaco Perri, cercando di riconquistare la sua autonomia a dispetto delle liti dei partiti di maggioranza. Tutto è cominciato con la grana scoppiata in seguito alla conferma di Albertoni in Aem? Ma non si è trattato di una scelta nata appunto dal suo esplicito proposito di sentirsi svincolato dalle gabbie imposte dai partiti, scegliendo sulla base delle capacità? E quindi continui a lavorare, Sindaco, individuando e perseguendo le priorità che ritiene importanti per la città; si misuri con la realtà delle cose e non con gli impicci di questa politica fatta di chiacchiere e distintivo. Come dice Angelo Zanibelli, in questa pagina, siccome nessuno vuole abbandonare la poltrona, una sua minaccia in questo senso farebbe preoccupare molti. E allora si diverta, Sindaco. Poi arriverà, anche, il giorno in cui potrà dire: “Ma andate tutti…”.
Daniele Tamburini
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