Riflettiamo: la maggior parte delle persone che conosciamo lavora, o cerca di farlo, si dà da fare, campa la famiglia, cresce i figli. I ragazzi, quelli che vedo io, avranno anche qualche comportamento a rischio, ma insomma, nella maggior parte, studiano, fanno sport, spesso anche volontariato, insomma, si ingegnano a crescere. Siamo stati cresciuti, chi più chi meno, con una raccomandazione: studia, lavora, sii onesto, non sperperare, pensa al futuro. Mah… sembrerebbe che non sia più così. Viviamo uno stravolgimento dei mercati, ma anche dei modi di stare al mondo. Le agenzie di rating hanno declassato il nostro debito, eppure, diceva giorni fa Ferruccio De Bortoli, in un bellissimo editoriale sul Corrierone: eppure, l’Italia ha dopotutto la seconda industria manifatturiera d'Europa, la ricchezza netta privata è quattro volte il debito, la nostra ricchezza pro capite è quasi il triplo di quella iberica, per dire; il debito è il doppio, ma il deficit circa la metà. Perché i mercati infieriscono contro di noi, e non, appunto, contro la Spagna? Ci meritiamo tutto questo? Declassano il debito, e tutti ci sentiamo un po’ declassati: dicono che l’Italia è inaffidabile, incapace di onorare il debito. Vallo a spiegare, che da una parte c’è il corpo sano, il cuore pulsante del Paese, la voglia di fare e resistere di imprenditori, industriali, commercianti, artigiani, agricoltori e della gente comune… e dall’altra? Già, dall’altra cosa c’è? Cos’è che ingenera sfiducia, in noi e nei mercati? Risponde De Bortoli, senza lasciare spazio a “se” e “ma”: “Il fatto è che non siamo né credibili, né seri. Nessuno più investe in Italia e chi ci presta soldi vuole tassi da usurai. La nostra immagine è a pezzi. Chi lavora con l'estero prova una profonda umiliazione, cui si accompagna un sempre crescente moto d'ingiustizia, per come viene trattato il nostro Paese”. La maggioranza di Governo è sempre più in affanno nel trovare soluzioni per il Paese, salvo compattarsi a riccio quando si tratta di questioni che poco riguardano i cittadini, ivi comprese le intercettazioni: il decreto sviluppo può attendere, la legge contro le intercettazioni no. Spesso lo spettacolo è veramente indecoroso. E anche qui a Cremona, converrete con me, la rappresentazione che le forze che hanno ottenuto la maggioranza in Comune danno di se stesse non è delle migliori. Ci sarebbe di che indignarsi, o no? Ma forse aveva ragione mio nonno quando diceva: “Ognuno ha il capo che si merita”.
Daniele Tamburini
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