Le cose non accadono mai per caso, verrebbe da dire. Intervistato la scorsa settimana dal nostro giornale, don Rini affermava alcuni concetti basilari, che ci piace riprendere: chi fa politica non dovrebbe tenere un comportamento autoreferenziale, riservato cioè alla propria conservazione e non al bene comune; formulare leggi che tutelino interessi personali o appartenenza politica o privilegio di casta è immorale; ciò che dovrebbe guidare l’azione politica è il bene comune. Richiami seri, forti, che proseguivano nella constatazione per cui chi non ama le regole etiche nella vita privata, difficilmente le può agire nella sfera pubblica. Sicuramente, queste parole portano allo sviluppo di tante ulteriori riflessioni. Che cos’è l’etica? Il relativista dirà che ognuno ne ha una: chi può giudicare la moralità o meno di un’azione? E altri aggiungono: quel che fa una persona nella sua sfera privata è altra questione, rispetto all’azione nella sfera pubblica. Questi ragionamenti, applicati alla vita politica e amministrativa, probabilmente hanno perso di vista proprio la mission profonda della politica stessa, e cioè – come dice don Rini – il bene comune. Che poi significa: valutare le scelte migliori da compiere per assicurare il bene di tutti o quantomeno di una quantità di persone che si avvicini il più possibile al “tutti”. Queste scelte sarebbero sempre opinabili, e tali da scontentare quando l’una, quando l’altra parte del corpo sociale, ma sicuramente vi si leggerebbe in prevalenza il desiderio del bene comune. Accade poi che, qualche giorno fa, un’alta autorità della Chiesa cattolica, il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, abbia stigmatizzato, con grande severità, “stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica”. Con il “deterioramento del costume e del linguaggio pubblico, nonché la reciproca, sistematica denigrazione, è il senso civico a corrompersi, complicando ogni ipotesi di rinascimento anche politico”. Ha parlato chiaro il cardinale: il rischio è la corruzione, l’erosione del senso civico. Il senso civico va di pari passo con il rispetto delle istituzioni, in quanto biglietto da visita della credibilità di un Paese. E, venendo a noi, lo stesso sindaco Perri ha dovuto parlare di un risvolto etico nella vicenda dei matrimoni per burla celebrati da due consiglieri comunali: pur senza rilevanza penale, è un comportamento che mette a rischio il senso delle istituzioni. Siamo noi cittadini che eleggiamo persone in cui abbiamo riposto fiducia e dalle quali ci aspettiamo che sappiano rappresentarci degnamente, seriamente, civilmente. Hemingway diceva che “riguardo alla morale, so solo che è morale ciò che mi fa sentir bene e immorale ciò che mi fa sentir male dopo che l'ho fatto". Chissà come si sentono coloro di cui hanno parlato don Rini, il cardinale Bagnasco, il sindaco Perri. Avranno avuto crisi di coscienza? Forse, la chiave sta tutta qui.
Daniele Tamburini
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