Il concetto di fondo che abbiamo ascoltato questa settimana, da parte
dell'Amministrazione comunale, così come l'ho percepito io, è quello
dell'inevitabilità. Inevitabili i disagi derivanti dalla nevicata "eccezionale";
inevitabile che ci voglia tempo - tanto tempo – (troppo tempo), per portar via
mezzo metro di neve; inevitabili le auto bloccate, le persone che non potevano
camminare sui marciapiedi, i nonni a rischio caduta, per giorni, mentre
portavano i nipoti a scuola, gli asili con gli accessi impraticabili.
Inevitabile, pare, dover spalare piazza del Comune e piazza Stradivari. Certo;
però, forse, le scuole avrebbero potuto avere la precedenza. L'assessora
competente risponde alle critiche un po' in maniera rituale, e un po' in modo
stizzito: del resto, dice: “... è stato fatto un lavoro straordinario... il
piano neve ha funzionato a dovere”. Ma se molti cittadini non sono d'accordo, e
si sono fatti sentire, qualche motivo ci sarà, o no? È vero, amministrare una
città significa non poter accontentare tutti; di questi tempi, poi... Ma noi
siamo certi che amministrare una città significhi anche andare al confronto e
accettare anche critiche che si considerino ingenerose. Amministrare non è una
chiamata divina, non è una missione, non è neppure una scelta obbligata: è un
servizio che si sceglie volontariamente di dare. Un servizio oggi
difficilissimo, specie per chi amministra i Comuni, sottoposti dal governo a
tagli micidiali. Strano che gli amministratori non sottolineino di più questo
aspetto. Ma forse, non è così strano. E comunque, se cinquanta centimetri di
neve da noi rappresentano un evento, quasi drammatico, di difficile e complicata
gestione... nel resto del mondo, è semplicemente inverno.
Daniele Tamburini
Daniele Tamburini
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