sabato, marzo 23, 2013

Elogio del garbo

Di Monti, si è detto che è un uomo garbato: magari molte delle sue riforme no, ma il suo stile lo è sicuramente. Il Papa si pone con molto garbo. Con affetto, con tenerezza, senza paura di mostrare un’umanità complessa e delicata, ma il tutto in modo, appunto, garbato. Il che significa senza ostentazioni, senza fanfare e mortaretti, senza urla né dichiarazioni roboanti. Una donna garbata, pur con l’esperienza in mezzo a drammi e pericoli che ha fatto, è la neo Presidente della Camera, Laura Boldrini. E pure Pietro Grasso lo è, con quel particolare stile da gentiluomo siciliano. Si badi bene: essere garbati non significa avere opinioni imprecise o deboli. Anzi, il più delle volte la persona garbata nasconde una tempra d’acciaio, una determinazione forte. Ma sa, però, che il discorso piano, attento alle opinioni altrui, non gridato, capace di aprirsi all’ascolto e alla mediazione è quello che ha consentito lo sviluppo della civiltà. Una persona garbata non è una persona ossequiosa, tutt’altro. Afferma con fermezza le proprie idee, in modo dialogante. Certo, le rivoluzioni non sono garbate, in genere: ma una rivoluzione continua è impossibile da sostenere. Il garbo non è materia per salotti, dove, anzi, è facile trovare comportamenti scomposti. Il garbo consente la convivenza, tende a far riflettere, a mettere in moto l’apertura altrui, piuttosto che chiusure e rifiuto. Era poco garbata la bandana, ma lo è ancor di più il cappuccio calato su volto e occhi per sottrarsi alle domande dei giornalisti. Non è garbato chi urla in TV e nelle piazze, a sovrastare e ammutolire gli altri. Dicono di me che scrivo con garbo: mi fa piacere. Oggi non è più tempo di garbo? Può darsi. Ma io so che aver davanti una persona garbata fa respirare, ispira fiducia, fa pensare alla possibilità, come dice il professor Vaciago nell’intervista che proponiamo su questo numero, di “uscire a riveder le stelle”.

Daniele Tamburini

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