Verrebbe quasi da dire: una sorpresa pasquale. Le dimissioni di Bossi: davvero uno sconquasso. Chi lo avrebbe detto, anche solo qualche mese fa? Giulio Andreotti, con una battuta famosissima, disse che il potere logora chi non ce l'ha. Ma non è del tutto vero, a quanto pare: prima Berlusconi, ora Bossi. Sembravano inattaccabili. La loro coalizione aveva vinto le ultime elezioni politiche con un vantaggio di dieci punti. Adesso, sono caduti. Che botta. Dice il giovane rampante del Pd Matteo Renzi che i partiti, per come sono, non servono più. Certo che sì (anche se Renzi diventa fumoso al momento di spiegare che cosa, invece, dovrebbero essere). Forse perché i partiti, per come sono, non sono più una associazione di cittadini “per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, come detterebbe l’articolo 49 della Costituzione. Il partito “personale”: il partito di Berlusconi, il partito di Bossi, ma anche di Di Pietro. In taluni casi sembrano, oggi, strumenti nelle mani di qualcuno: di una persona con il suo "cerchio magico", di una cupola o una cupoletta, di una casta piccola o grande, quando non, purtroppo, un comitato d’affari. E', questa, la mia amara constatazione: quella che definiamo la Seconda repubblica è certamente peggiore della Prima. E se, invece, i partiti tornassero ad essere strumento di partecipazione, luoghi in cui i cittadini possano dire la loro? A Monti, come si fa a dire qualcosa? Se invece il tuo deputato partecipasse ad una discussione collettiva e aperta, mediata appunto dal partito di appartenenza, come accadeva prima del disfacimento della Prima repubblica, forse questo servirebbe a lui, a chi lo sollecita sulle questioni, ai cittadini, alla democrazia e al Paese.
Buona Pasqua.
Daniele Tamburini
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