Riflettevo sui fatti del Dordoni e sull’elezione del Presidente della
Repubblica. E che c’entrano i due fatti tra di loro?, vi chiederete. Provo a
spiegarmi. Riflettevo, per esempio, sulla forte probabilità - al momento in cui
scrivo - che Sergio Mattarella diventi il nuovo Presidente. La persona è di
grande valore, secondo me. E’ serio, ha dimostrato di possedere un’etica che non
cede facilmente ai compromessi, è uomo di legge: un ottimo candidato. Leggiamo
il suo profilo e vediamo che era ministro in un governo Andreotti (beh, non c’è
niente di male, no?) e che era un moroteo (vicino, cioè, lo dico per i più
giovani, a Aldo Moro, grande statista). A questo punto, mi sorge un sentimento,
non tanto di “déjà vu”, ma una sorta di tenerezza nostalgica, un profumo di
tempi lontani. “A quell’epoca...”, diceva mia nonna. Sì, a quell’epoca, quella
in cui c’erano la Dc, il Psi, il Pci, il Pri. Ma veniamo al Dordoni: dramma in
due fasi, lo scontro tra Centro Sociale Autogestito e i fascisti di CasaPound
prima, il corteo con le devastazioni dei Black block, dopo. Anche questo mi ha
fatto tornare ad anni lontani, a scontri ideologici pesantissimi, al ricordo di
manifestazioni che a volte finivano in tragedia. Rifletto sull’idiozia che andò
di moda anni fa, quella della fine della storia. Ricordate? Il crollo del muro
di Berlino, la fine delle ideologie, la fine della storia, tutto pacificato. In
realtà, dopo è andato in scena uno scontro ideologico fortissimo, nel quale
siamo ancora immersi, protagonisti il welfare, il lavoro, il capitale, il
pubblico, il privato. Ma non divaghiamo. Sergio Mattarella da un lato, gli
scontri al Dordoni dall’altro sono profondamente novecenteschi. Appartengono,
con coloriture diverse, ovviamente, a quella storia, che resiste a tutti i
tentativi di annullamento e di ridicolizzazione. E a questo punto, un’altra
domanda sorge spontanea: ma non dovevano essere anni di rottamazioni, di nuovo a
tutti i costi, di turbo, di asfaltamenti? Eh, mi sa che la gran madre
democristiana continui ad affascinare anche lui, anche il “giovane” Renzi...
Daniele Tamburini
Daniele Tamburini
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