Forse abbiamo lasciato perdere troppo. Forse pensavamo che, dopo una guerra devastante, l’ultima in casa nostra, la seconda guerra mondiale in cui il regime fascista di Benito Mussolini ci aveva cacciato, oltretutto in modo approssimativo e cialtrone, senza mezzi adeguati (armi, divise, scarpe); una guerra che è costata al nostro Paese circa 470.000 morti, un terzo dei quali vittime civili, oltre a molte delle nostre belle città semidistrutte o pesantemente danneggiate, il sistema produttivo distrutto, così come le infrastrut-ture; forse pensavamo, dicevo, che l’Italia fosse vaccinata contro ogni tentativo di revanche fascista. È vero che il fascismo non ha mai abbassato del tutto la testa: serpeggiante in molti discorsi, in molti comportamenti, annidato ahimè ovunque, o platealmente manifestatosi, come in occasione della stagione degli attentati “neri”. Forse abbiamo pensato che si trattasse di folclore: le manifestazioni a Predappio, i cori fasciorazzisti e il saluto romano negli stadi, le pubblicazioni inneggianti al fascismo sempre più presenti nelle edicole e, addirittura, le etichette dei vini. Così, in un Paese che ha fatto molto poco i conti con la propria storia, in cui la memoria è assai labile, siamo arrivati ai giorni nostri: il fascismo razzista, violento nelle parole nei fatti, che ha provocato decine di agguati e aggressioni, e si parla solo degli ultimi tre anni. Se solo certi baldanzosi ragazzotti, che inneggiano al regime, immaginassero che cosa ha significato il fascismo in termini di perdita delle libertà individuali... Forse anche la scuola e tutte le agenzie educative hanno fallito in questo, cioè nel non riuscire a crescere generazioni lontane dall’odio, dalla violenza, dall’arroganza e dalla prepotenza del più forte sul più debole, tipiche del fascismo. Certo, la crisi econo- mica ci ha messo de lsuo, così come la crisi politica e morale del Paese. Chiudo, riportando quel che da anni va scrivendo un mio amico: attenzione, pericolo fascista.
sabato, febbraio 10, 2018
sabato, gennaio 20, 2018
SCAMBIAMOCI UN SEGNO DI PACE
A Natale siamo tutti più buoni: retorica o augurio? Diciamo che è una speranza. La speranza che le divisioni, la rabbia, le paure non prendano il sopravvento sul- le relazioni, a largo raggio, che viviamo e che dovremmo costruire sempre di più. E allora, anche condividere un piccolo dono, un augurio, un abbraccio, una stretta di mano, un pranzo sono segni di umanità e di civiltà. Il percorso di civiltà che ha permesso agli esseri umani di scendere dagli alberi, di uscire dalle grotte e di iniziare a vivere e a crescere insieme. Ecco che cos'è stato lo sviluppo della specie umana: la scoperta che insieme ce la possiamo fare. Insieme al mondo nel suo complesso: gli altri esseri umani, l'ambiente, gli animali, il paesaggio, i colori e i sapori. Ho letto che i fraticelli che condividevano la scelta monastica di san Francesco discutevano un giorno su come allestire la tavola per la ricorrenza natalizia: il Natale si sarebbe dovuto celebrare con un bel pranzo, ma quell'anno capitava di venerdì, giorno dedicato all'astinenza, alla mortificazione del corpo. Chiesero quindi il parere di Francesco. Lui spiegò che digiunare in un giorno di festa non è ammissibile, anzi è peccato. Come potremmo festeggiare il Natale se non a tavola, mangiando e rendendo grazie a Dio per il cibo che ci regala? “Anzi vorrei – aggiunse Francesco – che in un giorno come questo tutti partecipassero al rito conviviale: uomini e ani- mali, e gli uccelli dell'aria. Tutti. E perché non gli oggetti inanimati, perché non i muri? Che ne di- reste di ungerli di grasso, per farli partecipare al banchetto? Se mai potrò parlare all'imperatore, lo supplicherò di emanare un editto generale che imponga a tutti coloro che ne hanno la possibilità di spargere per le vie frumento e granaglie, affinché in un giorno di tanta solennità gli uccellini e particolarmente le sorelle allodole ne abbiano in abbondanza”. Mi pare un bel modo per dirvi: tanti auguri da tutti noi.
domenica, gennaio 07, 2018
LIBERO ARBITRIO
Finalmente, una buona notizia - almeno così la ritengo - : dopo anni di tentativi, di battaglie, di scontri sui media e nei palazzi della politica, l’Italia ha una legge sul cosiddetto "testamento biologico". Tutti ricorderanno le polemiche feroci in casi come quelli di Eluana Englaro, di Piergiorgio Welby, e, più recentemente, di DJ Fabo: polemiche che, talvolta, hanno oscurato in modo poco rispettoso la stessa dignità, la stessa sofferenza del- le persone coinvolte, compresi i familiari. Che cosa affermavano i pazienti, se ne erano in grado, o, come nel caso di Eluana, il padre? Che vivere in certe condizioni non è dignitoso. Che la sofferenza non ha senso, se non ci sono speranze di una vita dignitosa. Che, come dice anche la nostra Costituzione, ognuno ha diritto di decidere della propria vita. Che, quindi, si deve avere il diritto di rifiutare l’accanimento terapeutico: cure invasive, pesanti, dolorose e senza speranza. Insomma, un principio di civiltà. Il mondo cattolico è in allarme e i politici ad esso più vicini hanno tentato di tutto per ostacolare il percorso della legge: ma non tutti i cattolici si sono comportati nello stesso modo. Sono temi che impegnano a fondo le coscienze: questo è chiaro. Però è anche chiaro il principio di autodeterminazione umana, che è alla base della civiltà moderna. Leggi di questo tipo non sono coercitive: aprono possibilità a chi vuole avvalersene. Chi, per motivi di fede e di coscienza, non le ritiene giuste, non se ne avvalga. Chi non vuole, non le utilizzerà e si comporterà nella propria vita come ritiene più giusto. Ma non si potrà più impedire a chi voglia decidere in autonomia e libertà della propria vita, compreso il fine vita, di farlo. Se la morte è la maturità della vita...
sabato, gennaio 06, 2018
DOMANDARE E' LECITO
L'anno nuovo si è aperto con notizie disparate: il rialzo delle Borse, le polemiche sui sacchetti bio dei supermercati, le manovre delle varie forze politiche in vista delle elezioni del prossimo 4 marzo, il riavvicinamento tra le due Coree, tramite lo sport, le proteste popolari dura- mente represse in Iran, il grande freddo negli Usa. C'è qualcosa che accomuna il tutto? Certo che no, ma credo che emerga, ancora una volta, il bisogno disperato che abbiamo di verità. A cosa porterà il rialzo delle Borse, drogato dagli annunci di Trump su nuovi tagli fiscali, se non ad incrementare la finanziarizzazione dell'economia che sta provocando ancora grossi rischi di bolle speculative a rischio di esplosione? Quello stesso Trump che minaccia l'Iran, che ricatta l'autorità palestinese, che interviene lancia in resta nella questione delicatissima di Gerusalemme, che permette nuove trivellazioni in ma- re per cercare petrolio, che combatte l'uso di energie alternative, senza curarsi del riscaldamento globale e dei disastri climatici in corso, che anche gli Usa stanno pagando duramente? Non abbiamo mai amato la cosiddetta "pax americana" che molti presidenti, prima di lui, hanno tentato di imporre al mondo, ma qui abbiamo di fronte un incendiario, non un gendarme. La verità, dicevamo. In molti si stupiscono delle polemiche sui sacchetti bio dei supermercati, quelli per la frutta e verdura, che dobbiamo pagare a parte. Ma come, si dice, Governo compreso, è una misura ecologica, che combatte l'inquinamento. Il punto è che quei sacchetti, a differenza di quelli dove imbustiamo la spesa complessiva, prima non si pagavano, e ora sì. Come mai? La spesa è minuscola, certo; dovremo fronteggiare, nel 2018, ben altri aumenti delle bollette; ma si dimentica che, a volte, certi fatti sono simbolici. Perché pagarli? Perché a carico del consumatore? Perché il Governo difende questa scelta? Chiediamocelo. Dobbiamo continuare a porci domande, anche quando ci viene detto che sono domande ininfluenti o inappropriate. Sta agli interlocutori dimostrare con fatti che sono tali. Buon 2018.
sabato, novembre 25, 2017
DISINCANTO E RASSEGNAZIONE
Ma chi farà da rottamatore dei rottamatori? E chi stabilirà il valore della rottamazione? E chi si renderà disponi- bile alla re-immatricolazione, se del caso? E chi si assumerà l’onere di fungere da officina di riparazione? Mi direte che c’è poco da ridere. E’ vero. Se si pensa che un personaggio politico come Matteo Renzi aveva suscitato un mare di consensi e aspettative, un mare pari al 40%, per avere promesso - allora si disse - lo svecchiamento, la novità, la freschezza, un passo nuovo, volti nuovi... e se si pensa che ora, da segretario del Pd, dopo avere perso una serie di consultazioni, pare padrino della ricomparsa sulla scena di Silvio Berlusconi, che proprio volto nuovo non mi pare, ma tant'è. Sono sempre meno le persone che si recano a votare: chissà come mai? Del resto, sono oltre vent'anni che qualcuno sale alla ribalta con seducenti promesse di rinascita economica, di milioni di posti di lavoro, di riduzione delle tasse, salvo che, alla fine, le promesse sono tutte disattese e non si fa altro che chiedere sacrifici ai soliti, già bastonati. Sarà così anche alla prossima tornata elettorale? Speriamo di no, ma intanto vincono il disincanto e la conseguente astensione, una disperata rassegnazione, co- me la definisce Ernesto Galli della Loggia, di fronte al vuoto politico. Fino a qualche anno fa, l’Italia era ai primi posti per affluenza elettorale, per impegno politico e partecipazione; oggi sempre meno persone si recano alle urne. Ma forse è ciò che "chi sta al timone" vuole.
sabato, novembre 04, 2017
BUONA O CATTIVA NOTIZIA?
Questa la notizia: il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, il decreto legislativo che riforma la disciplina delle intercettazioni. Il testo dovrà passare all'esame delle commissioni Giustizia per i pareri e poi tornare in Consiglio. Il governo si è detto assai soddisfatto di questa scelta: il ministro Orlando ha dichiarato che 'sarà eliminato tutto ciò che non è penalmente rilevante“. Tutto bene, quindi? Fossimo in un Paese normale, assolutamente sì. E’ certamente accaduto che siano state divulgate intercettazioni che poco avevano a che fare con i reati o i presunti reati che si andava perseguendo. È vero che la tutela della privacy è una componente fondamentale di una democrazia: l'occhio del Grande Fratello è proprio di regimi autoritari. Ma, c’è un ma. E consiste nella storia politica e giudiziaria del Belpaese. Come verrà interpretata la norma? Dov’è l'essenzialità? Dove, la indispensabilità? Perché non dobbiamo dimenticare che, ahimè, dobbiamo proprio alle intercettazioni se sono stati scoperti molti crimini, frodi, atti corruttivi. Dico “ahimè” perché non sono un giustizialista, e vedrei molto bene l'autorità di polizia e la magistratura che fossero in grado di svolgere indagini senza usare questi metodi. Ma la stessa classe politica che grida allo scandalo rispetto al crescere esponenziale delle intercettazioni è quella che ha ridotto in pezzi i mezzi delle forze di polizia e l'operatività dei tribunali. E allora? Faccio anche un'altra considerazione. Molto spesso, dalle intercettazioni è uscito un quadro dell'Italia che non avremmo forse conosciuto in tutta la sua pesantezza. Che dire? Che, purtroppo, le intercettazioni forse ce le meritiamo?
sabato, ottobre 21, 2017
SAPER ASCOLTARE E' UN'ARTE
In uno dei momenti di crisi più forti che l’ Europa abbia vissuto, e cioè nella vicenda della richiesta di indipendenza totale da parte della Catalogna nei confronti della Spagna, è comunque risuonato, forte e chiaro, un appello: parliamoci! Che insegnamento dobbiamo trarne, anche se il risultato non sarà un accordo? Qual è la morale? Che si può combattere tenacemente, duramente, per le proprie idee, per un proprio obiettivo, lasciando però una porta, o magari uno spiraglio, aperti al dialogo. Alla parola e all’ascolto: in un corretto dialogo, i due termini devono stare insieme. Altrimenti, è un soliloquioautoreferenziale. Avete presenti i ventriloqui? Mi hanno sempre affascinato: la voce che sembra derivare da un pupazzo, mentre invece è un altro che parla. Detto tra noi, mi parrebbe una splendida metafora per guardare con occhio critico tanta della comunicazione cosiddetta “politica” di oggi. È superfluo ripetere che “politica” viene da “polis”, quindi ha in sé il senso della comunità e non della solitudine, men che mai del soliloquio. Eppure, quanta tristezza, quando l’ uomo politico o la donna politica che vengono intervistati o partecipano ad un cosiddetto talk show, salvo rari casi, aprono bocca, prendono fiato, guardano in telecamera con occhio fisso e attaccano con un profluvio di parole che sanno di costruito, di preconfezionato, che passano dalla memoria meccanica, ma non dalla vera intelligenza, quella che mette insieme cervello e cuore. Fateci caso: è come se si girasse un interruttore e loro iniziano a recitare una lezione, spesso imparaticcia. Parlano, parlano, e parlano... ma raramente ascoltano. “Chi si mette subito a controbattere finisce per non ascoltare e non essere ascoltato” (Plutarco circa 2000 anni fa).
sabato, ottobre 14, 2017
TROVATE LA DIFFERENZA
E così, in barba al comune sentire rispetto alla politica, valutata ormai dalla grande maggioranza dei cittadini lontana, autoreferenziale, avvitata su se stessa, con un proprio mondo, un proprio linguaggio, propri territori, è stato approvato alla Camera il cosiddetto Rosatellum, il nuovo (?) sistema elettorale, che ora dovrà essere approvato anche dal Senato. Se dovesse essere approvato definitivamente, introdurrà in Italia un sistema elettorale misto tra proporzionale e maggioritario. È certo che permarrà il sistema dei “nominati” dai partiti, al di fuori di una franca e aperta competizione elettorale. L’istinto di autoconservazione è forte, nella specie. E poi, perché insistere in questo “latinorum” da strapazzo, questo suffisso in “um” maccheronico, questo vezzo stucchevole di ammiccare su cose che dovrebbero essere serie? Beh, ma questo è il Paese in cui una legge elettorale è stata definita una “porcata” dal suo sostenitore… E, a proposito di porcate, è scioccante ascoltare donne bellissime, ricche e famose, come Asia Argento, Gwyneth Paltrow, Angelina Jolie, parlare degli abusi subiti, quando erano giovanissime, agli inizi di carriera, da un produttore potente, Harvey Weinstein, che si serviva della sua influenza per avere favori da parte di queste splendide ragazze. Si dirà: beh, lo si è sempre saputo, lo si è sempre sospettato. Ma ora c’è un fatto nuovo: non si subisce più, si denuncia, anche a rischio di una esposizione pubblica che potrebbe essere devastante, anche a rischio di non essere credute; e, soprattutto, messe sotto accusa. Eleggiamo questo comunicato della società di Weinstein, da lui stesso fondata (stiamo parlando di uno che ha conquistato così tanti Oscar, da costringere l'Academy a cambiare le regole per diminuire la sua influenza): “Alla luce delle nuove informazioni sulla cattiva condotta di Harvey Weinstein emerse nei giorni scorsi il consiglio d'amministrazione della Weinstein Company ha deciso che la sua collaborazione viene terminata immediatamente'. Capito? Facciamo un paragone con l’Italia: trova la differenza…
domenica, ottobre 01, 2017
L'ETERNA QUESTIONE MORALE
E’ una sorta di limo che si rapprende intorno all’identità nazionale. Un pensiero assai sconfortante, ma come sottrarvisi, dopo le notizie che continuano a fioccare su procedure e pratiche corruttive, in tutti gli ambiti? Ultimi della lista, il caso delle Università dove alcuni concorsi per il posto di docente sono stati pilotati, se non addirittura truccati. E fa molto male udire da molte parti una sorta di rassegnato senso di ineluttabilità: “nell’ambiente accademico è sempre andata così, solo che ora uno ha avuto il coraggio di parlare…”. Sono sempre andate così molte cose: “Va avanti solo chi ha più santi in Paradiso”, si sente dire. E poi, come detto, c'è la corruzione. Un giorno si e l'altro pure, sono coinvolti politici, presidenti, governatori, sindaci, assessori, funzionari pubblici... E l’incertezza aumenta quando molti personaggi indagati, inquisiti etc., poi vengono assolti. Caso recente, Filippo Penati. E allora la confusione si fa nera: chi ha ragione, chi ha torto? Sicuramente, un po’ di garantismo in più, anche da parte della stampa, sarebbe d’obbligo. Ma pare che il limo non arretri mai: pensiamo alle false richieste di residenza nei paesi terremotati avanzata da chi spera in agevolazioni fiscali e tributarie. Una roba pazzesca, al limite del credibile, e che mi porterebbe a dire che non si teme, scaramanticamente, neppure l’ira funesta del fato.In Italia esiste un’autorità che si chiama Anac, Autorità Nazionale Anti Corruzione : la presiede Raffaele Cantone, un ex magistrato. Ebbene, ho letto che l’Anac viene sommersa da moltissime segnalazioni da parte di singoli cittadini che “denunciano” i fatti più disparati: dai ritardi agli sportelli alla costruzione di un abuso, alla mancata manutenzione di un marciapiede, e chi più ne ha, più ne metta. Ma leggiamo, allora, cosa dice una sua componente, la professoressa Nicoletta Parisi, nel precisare che la missione dell’Anac non è questa, bensì quella di far sì che vengano messe in atto azioni che assicurino la regolarità amministrativa e la sua massima trasparenza: ciò significa ad esempio controllare l’affidamento e l’esecuzione dei contratti pubblici, monitorare i piani e le misure anti-corruzione adottate dalle pubbliche amministrazioni etc. Come dire che segnalare non serve a niente perché l'Anac non ha poteri. “Si tratta di un fraintendimento - precisa Nicoletta Parisi - e il fraintendimento è una medaglia: da un lato è positivo, perché dà conto della fiducia posta dai cittadini nei confronti dell’Anac. Da un altro è negativo, perché questo investimento fiduciario ha un bruttissimo contraltare: riflette la maggior fiducia riposta nell’autorevolezza del presidente Cantone rispetto ad altri organi statali preposti a risolvere certi tipi di criticità. Che è una cosa negativa perché in uno Stato ciascuno ha il proprio posto e fa il proprio mestiere”. Non troverei parole migliori per concludere questa, amara, riflessione.
sabato, settembre 09, 2017
NON CI STIAMO GARANTENDO UN BEL FUTURO
Il mondo è grande e terribile, diceva un certo pensatore sardo.La Terra si scuote e provoca fratture, devastazioni, crolli. E' notizia di oggi di un terremoto in Messico, di magnitudo 8.2, mentre, di ieri, è la notizia dell'uragano Irma che sta devastando i Caraibi e parte degli Stati Uniti. Il clima sembra impazzito, con conseguenze di enorme portata. Avete presente la riduzione delle calotte polari, la cui estensione è arrivata ai minimi storici? Alcuni medici già dicono che il nostro organismo di europei, anche se dell'Europa del Sud, dovrà fare i conti con questo cambiamento,abituandosi, obtorto collo, alle stagioni siccitose, all'umidità soffocante, al perdurare del caldo. E poi, oggi, scopriamo anche che non solo il mare è invaso dalla plastica, ma che questa ha contaminato l'acqua che beviamo e le micro fibre di plastica tornano a noi anche attraverso la catena alimentare. Qualcosa, o molto, sta cambiando in profondità. Ne abbiamo la percezione, e viene in mente una celebre canzone, “è la fine del mondo per come lo conosciamo. E io sto bene”. Quanto è diffusa questa percezione? A parer mio ancora poco: il presidente degli Stati Uniti ne è un clamoroso esempio. E poi ci sono i fenomeni migratori di massa che possono, si, spaventare, ma hanno cause precise, remote e attuali: sfruttamento coloniale, impoverimento oltre ogni misura, guerre. E non saranno certamente i muri alzati ad ovviare a questi fenomeni che segnano le epoche, e la storia insegna che qualsiasi muraglia, nei secoli è stata abbattuta. Che fare? Soluzioni non ne ho. Ma certo è che quel che fino ad adesso stiamo facendo non sembra possa garantirci un bel futuro.
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lunedì, agosto 28, 2017
IL PAESE DEL CONDIZIONALE: DOVREMMO, POTREMMO...
Avevamo sperato di incontrarci nuovamente, al rientro dalle ferie, esprimendo parole di fiducia e di esortazione ad affrontare il lavoro, gli impegni, tutto ciò che ci aspetta nei prossimi mesi. Ma poi c’è stata la strage di Barcellona, e poi c’è stata Ischia. Due avvenimenti lontani tra loro, ma che hanno contribuito ad innalzare ancora il disorientamento, la paura, il senso di insicurezza. Concentriamoci sul terremoto e sui crolli di Ischia: ancora una volta, le persone muoiono, le costruzioni si sbriciolano, e partono il giusto unanime cordoglio, ma anche le consuete polemiche, le recriminazioni, l’uso spropositato del condizionale: dovremmo… potremmo…, fino alla prossima tragedia.Invocare leopardianamente la natura matrigna, o, come fece un celebre presidente della Repubblica, il destino cinico e baro non serve a nulla, questo lo si è capito. Si tende, allora, alla denuncia, ripetuta al punto tale da diventare, come si diceva, stucchevole condizionale: “bisognerebbe contrastare efficacemente l’abusivismo”, “occorrerebbe un piano per la messa in sicurezza di edifici pubblici e privati”, “dovremmo avere più cura del territorio”, e così via. Sì, ci stiamo sbriciolando, andiamo a fuoco, siamo assetati. Eppure, non andiamo oltre il condizionale. Accadono queste devastazioni, e qualcuno ride sempre.Chi detiene il potere pare molto più interessato alle solite alchimie elettorali, piuttosto che ad impostare un serio, efficace piano per iniziare, magari iniziare, a rispondere allo sbriciolamento e alla devastazione e a prevenire i costi enormi delle varie ricostruzioni, senza contare i drammi umani irreparabili (a proposito, se è vero che la Sicilia spesso è stata laboratorio politico di tendenze nazionali, ecco che per le elezioni regionali siciliane si sta affermando un modello estremo di politica neppure personalizzata, ormai, ma assolutamente privatizzata). Mi ritrovo in quello che scrive Maria Luisa Boccia, presidente del Centro per la Riforma dello Stato: 'Nelle urne ho sempre espresso un'opinione su un progetto non su una persona. Oggi ci sono solo persone. Con un deserto alle spalle'. Che dire? Incolpare il destino cinico e baro è forse più consolante che soffermarci su queste amare considerazioni.
venerdì, luglio 28, 2017
Si può ciò che si vuole
Una estate calda, arida. Un'estate che prosciuga. Pozzi, fiumi, ma forse anche i sentimenti. Ci sopraffà e ci spossa, e suonano ormai vane e un po' stucchevoli le concioni sul riscaldamento globale, sui rischi che corriamo di vivere, in un futuro non lontano, in una landa deserta. Padre Alex Zanotelli ha parlato di milioni di profughi che, tra non
molto, fuggiranno dei loro paesaggi lunari per cercare, semplicemente, acqua. In molti lo avevano detto, lo dicono. Ma già, le Cassandre sono sempre state poco amate e i preferiti sono stati i Pantoo, chiamato a difendere Troia dal dissenso interno quando ormai la fine era certa. I fuochi percorrono il Bel Paese, e ancora veniamo a sapere che qualcuno ha riso soddisfatto anche in occasione dell'ultimo terremoto,quello di Amatrice. Morte
tua vita mia: ecco, il nostro disseccamento, il nostro inaridire. Ma è tempo di vacanze, e cerchiamo di godercele. Di riposare. Perché sarà sempre più dura. Ma, se finora ho parlato con il pessimismo dell'intelligenza, non bisogna mai dimenticare l'ottimismo della volontà.
molto, fuggiranno dei loro paesaggi lunari per cercare, semplicemente, acqua. In molti lo avevano detto, lo dicono. Ma già, le Cassandre sono sempre state poco amate e i preferiti sono stati i Pantoo, chiamato a difendere Troia dal dissenso interno quando ormai la fine era certa. I fuochi percorrono il Bel Paese, e ancora veniamo a sapere che qualcuno ha riso soddisfatto anche in occasione dell'ultimo terremoto,quello di Amatrice. Morte
tua vita mia: ecco, il nostro disseccamento, il nostro inaridire. Ma è tempo di vacanze, e cerchiamo di godercele. Di riposare. Perché sarà sempre più dura. Ma, se finora ho parlato con il pessimismo dell'intelligenza, non bisogna mai dimenticare l'ottimismo della volontà.
sabato, luglio 22, 2017
Un deserto bruciato
Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l'umanità». Era il 21 luglio del 1969 e, per la prima volta, un essere umano, il comandante Neil Armstrong, poggiava il proprio piede sulla Luna, dopo aver guidato sulla superficie del nostro satellite il modulo Lem. Con lui scese “Buzz” Aldrin, mentre Mike Collins girava e girava intorno alla Luna con la navicella Apollo. Che nottata. Tutti svegli, a vedere la tv in bianco e nero che ci mandava immagini incerte, ma incredibili. E Tito Stagno che, nella foga della diretta, grida che sono allunati, e Ruggero Orlando che lo corregge… Era il finire degli anni Sessanta: il boom economico, il progresso tecnologico, l’avanzata dei diritti civili e della voglia di protagonismo di soggetti fino ad allora ai margini: i giovani, le donne. Sarà per questo, che quelle immagini ancora ci emozionano. Ci narrano una storia in cui l’avanzata del progresso umano sembrava inarrestabile: le risorse, l’energia, l’aria, l’acqua, tutto a nostra disposizione, e John Kennedy parlava di “nuova frontiera”. Già c’era chi, più avvertito,metteva in guardia sulla sostenibilità di certe spese e di certo uso delle risorse, ma erano veramente pochi. La corsa allo spazio come nuova frontiera si è arenata da molti anni. I voli dello Space Shuttle Challenger non erano più,chiaramente, evocativi di questa corsa verso l’ignoto, e molteplici ne erano le implicazioni militari. Furono sospesi a seguito di un disastro in cui morirono sette componenti dell’equipaggio. Oggi, la nuova frontiera c’è, ed è qui sulla Terra. La Luna illumina un mondo bellissimo e stremato, ancora selvaggio e inaccessibile in alcune parti, ma violato oltre ogni limite in molte, troppe altre. Noi dovremmo essere tutti pionieri di una nuova corsa alla sostenibilità, alla lotta contro lo spreco delle risorse naturali e contro il loro utilizzo indiscriminato; noi dovremmo svegliarci ogni mattina stupiti e riconoscenti nei confronti del mondo in cui viviamo. Altrimenti la Luna dei poeti e degli innamorati continuerà ad ammaliarci, ma rischierà di illuminare ben presto un deserto bruciato.
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sabato, giugno 24, 2017
L'Italia è una Repubblica fondata sul...
Siamo tutti spaventati. Incerti anche, qualora dovessimo e potessimo, su dove andare in vacanza: Parigi, Londra, un tempo luoghi dell'anima, ora appaiono sotto attacco. Spaventati e smarriti, ci chiediamo se e quanto serva l'apparato repressivo che vediamo nei luoghi d'arte, nelle piazze affollate e anche sulle spiagge. Vedere insieme una partita in una piazza o andare a un mega concerto rock sono diventati non già un piacere, un'occasione di socialità, ma una sorta di sfida alla sorte. E questo non è un discorso demoralizzato e demoralizzante, tutt'altro: è un incitamento a reagire. A tutti i livelli. Riprendendoci gli spazi, non arrendendoci a chi ci vuole in silenzio e genuflessi. Non accettando tutto quel che ci viene detto e imposto. La cosiddetta politica, in questo, gioca un grande ruolo. I cosiddetti politici continuano nel solito copione: proclami moralizzatori e inchieste giudiziarie a ripetizione (ultimo il caso Consip); promesse al vento e scelte in tutt'altra direzione. Due esempi? Dopo aver a lungo ragionato sui limiti della legge Fornero sulle pensioni, ora pare che si prospetti - forse- un regalino avvelenato: un ulteriore spostamento in avanti dell'età pensionabile. Un ulteriore venir meno al patto sociale, una cosa dura da mandar giù che spero si ritorca contro chi la metterà in atto. Ma la cosa più clamorosa è avvenuta con i voucher: si annuncia il cambio sostanziale della legge per non far svolgere il referendum e poi, nella stessa data in cui avrebbe dovuto svolgersi, si presenta una 'nuova' legge identica, nei fatti, alla prima. E tanti saluti alla democrazia. Pensano che la gente sia indifferente, che non reagisca, che sia persa dietro i fatti propri e che il massimo che possa fare è non votare? Può essere, ma a tutto dovrebbe esserci un limite. A quando una modifica costituzionale dell'art. 1: l'Italia è una Repubblica fondata sulla menzogna?
sabato, maggio 20, 2017
Diseguaglianza sociale
Perché esiste lo Stato moderno, lo Stato democratico? La teoria liberale ci dice: per proteggere i comuni interessi, gli interessi che stanno alla base del vivere insieme. Per far sì che il più forte non prevalga sul più debole e, per più forte, lo si intende a largo raggio: il più forte fisicamente, il più forte economicamente, il più forte socialmente, il più forte culturalmente, e via dicendo. Ci si associa, perché si spera che, in un eventuale momento di debolezza che possa intercorrere (per esempio, una malattia) i meccanismi di protezione dello Stato possano venire in soccorso. Perché, qualora si venga attaccati, ci si possa difendere insieme. Oppure, perché l’aver subito un’ingiustizia trovi risposta nei meccanismi statuali della giustizia. L’eguaglianza vera, probabilmente, non esiste, ma diseguaglianze troppo marcate non favoriscono l’esistenza dello Stato, per come secoli di storia hanno disegnato questa forma di vivere in comune. L’uomo è lupo per l’uomo, diceva il filosofo Hobbes: posto che sia vero, ci devono essere regole condivise, per non azzannarsi a vicenda. E, se un lupo - un uomo - è troppo più forte, la tentazione di azzannare i vicini sale. E allora, lo Stato dovrebbe cercare di evitare il più possibile enormi diseguaglianze tra chi è associato. Peccato che l’Istat, nel suo venticinquesimo rapporto, da poco uscito, ci dica che lo Stato italiano, quindi chi lo governa, non sia affatto riuscito a frenare la drammatica performance dell’Italia, dove tra il 1990 e il 2010 la diseguaglianza era aumentata più che in ogni altro Stato dell’Ocse. «In Italia, la capacità redistributiva dell’intervento pubblico è tra quelle cresciute meno, rimanendo così tra le più basse nei paesi considerati». Adesso mi chiedo e vi chiedo: non dovrebbe essere questo il piano su cui intervenire, da parte della classe politica? Altro che condannare l’ascesa del populismo, altro che accapigliarsi su riforme improbabili o sulla legge elettorale…
sabato, maggio 06, 2017
Trentanove anni fa
Il prossimo 9 maggio correrà il trentanovesimo anniversario della morte di Aldo Moro. L’onorevole Moro era stato rapito dalle Brigate rosse il 16 marzo 1978, in via Fani a Roma, con un cruento attacco durante il quale morirono gli uomini della sua scorta.Ricordiamo quei nomi: Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. Le persone della mia generazione ricordano perfettamente dove si trovavano e cosa stessero facevano quel giorno in cui fu diramata la notizia del rapimento. In quei cinquantacinque giorni tra il rapimento e l’uccisione dell’eminente esponente democristiano, accadde di tutto: qualcosa sappiamo, qualcosa è ancora secretato, molto chissà dove è sepolto. Anni di piombo, notte della Repubblica: quel periodo è conosciuto così. Eppure, durante gli anni Settanta un grande vento autenticamente riformatore aveva percorso il nostro Paese, sul fronte dei diritti politici, civili ed economici. Una grande partecipazione popolare muoveva le lotte e le istanze dei giovani, degli studenti, dei lavoratori, delle donne. Furono abbattuti retaggi quasi medievali, come la potestà maritale e vennero introdotti il divorzio, il diritto ad una maternità consapevole, la possibilità di interrompere una gravidanza non voluta, lo Statuto dei lavoratori. L’onorevole Moro, anche in contrapposizione con le forze di sinistra, era stato uno dei protagonisti di quella grande stagione. Forse si volle, da parte di molti e con alleanze e interessi che oggi diremmo trasversali, fermare una situazione in movimento: una stagione di scontri ma anche di incontri, di sofferenze ma anche di aperture, di arroccamenti ma anche di libera espressione della volontà popolare, di sangue ma anche di rose. Chissà cosa avrà veramente pensato l’onorevole Moro, in quei cinquantacinque giorni; chissà cosa e fin dove sapeva. Due anni prima, durante il discorso che pronunciò al XIII congresso della Democrazia Cristiana, lo statista aveva detto: “Noi non siamo chiamati a fare la guardia alle istituzioni, a preservare un ordine semplicemente rassicurante”. Moro era un uomo profondamente di partito, ma aveva a cuore lo Stato ed il futuro del suo Paese. Sapeva che la situazione era in movimento e che chiedeva coraggio, scelte energiche, aperture. Forse sta qui la chiave della sua morte. Io ho vissuto a pieno quel periodo, partecipando attivamente, militando nella parte avversa a quella dell'Onorevole. È stato detto e ridetto più volte: mai avrei immaginato di rimpiangere, oggi, uomini come Aldo Moro.
sabato, aprile 08, 2017
Sono un vecchio populista
Si parla spesso di disamore verso la politica. Di assenteismo alle urne. Di qualunquismo, di scarsa partecipazione. Qualcuno tenta di ovviare con l'uso della rete, attraverso un sistema operativo denominato 'Rousseau ', che dovrebbe consentire la partecipazione degli iscritti alla vita del M5S: vedremo. Altri fanno le 'primarie aperte'. Sono stato iscritto a un partito, tanti tanti anni fa. Allora, quando ti avvicinavi a una federazione ti studiavano per un po'; magari chiedevano anche informazioni e, per iscriverti, dovevi essere presentato da due persone già iscritte. Ora so benissimo che queste pratiche possono sembrare primordiali, ma, come spesso accade da noi, da un eccesso si è passati ad un altro. Qual è il fondamento giuridico dei partiti, in Italia? E' l'articolo 49 della Costituzione, che dice: 'Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale'. Ora, qualsiasi associazione si regge sugli associati, e solo loro possono decidere sulle scelte, sulle attività, insomma sulla 'linea'. Per questo, c'è da restare molto perplessi su un partito che si affida, per dire, alle cosiddette 'primarie aperte ' per scegliere il proprio segretario. Qualche studioso sostiene che questo possa essere, addirittura, contrario alla Costituzione. Però pensiamoci: perché dovrei affiliarmi ad un partito, pagare la tessera, andare alle riunioni, che so, discutere e poi accettare che chiunque possa votare chi mi dovrà rappresentare, magari anche qualcuno che milita in un altro partito? Mah. Forse sono io che sono vecchio.
sabato, marzo 18, 2017
Signori si nasce
Il particolare frizzore dell’aria che ci accoglie ormai al mattino porta un messaggio vitale, che si rinnova ogni anno ma che stupisce sempre: la natura si sta risvegliando. Il sole man mano scalda i terreni resi brulli dall’inverno, e che dire del verde dell’erba nuova? Nostro malgrado, vengono alla mente i poeti e le poetesse che questo Paese ha saputo esprimere: dall’immenso Leopardi, con la sua donzelletta che reca in mano un mazzolino di rose e di viole (e pazienza se non fioriscono nella stessa stagione, che diamine...), alla meno conosciuta Ada Negri: “Anche quest’anno andrai per violette/lungo le prode, nel febbraio acerbo …”. Pare quasi che molta della felicità possibile stia nel poter godere di questi spettacoli, di queste sensazioni, di questi colori. Che cosa ci rimane, infine? La vista di un tramonto, l’acqua che sciaborda lungo le rive di un lago, il fiume placido che porta con sé storie antiche e nuove speranze. La bellezza, quella che non siamo ancora riusciti, sciaguratamente, a sfigurare. Bellezza della natura e bellezza umana non sempre, anche in passato, hanno ben convissuto: la prima tende, a volte, a sopraffare l’altra, la seconda a ingiuriare la prima. Per non parlare di quando gli uomini sbriciolano, calpestano, distruggono la bellezza che loro stessi hanno creato. Tutte queste parole, vi chiederete, a che fine? Bene, per non scrivere cose che rischierebbero l’indecente: nei termini, ma ancor più nella sostanza. Ovvio a cosa mi sto riferendo, vero? Patti, quando non patteggiamenti, salvataggi incrociati, soccorsi reciproci, a difesa di una casta sempre più casta: quello che valeva ieri oggi non vale più perché così conviene. Tutto sembra immergersi in un mare di bitume nero e appiccicoso. Attenzione, ho scritto “bitume”, perché sono un signore. Signori si nasce, diceva Totò, e io lo nacqui, modestamente!
sabato, febbraio 25, 2017
Scissione sì, scissione no... la terra dei cachi
Alzi la mano chi non ne può più della vicenda Pd: scissione sì, scissione no, fredda, calda, tiepida; e poi, il toto nomi di chi va, chi resta, chi forse; e, tra chi resta, in che modo resta: convinto, più persuaso che convinto, nicchiante, in posizione aventiniana… e poi, le tre candidature tre a segretario. Intanto, magari la barca andasse! La situazione è in stallo, ad essere ottimisti, nonostante che i media mainstreaming si affannino a far passare come gran successo un aumento del Pil, magari, dello 0,1. Ci sono politici che, a sentirli, sembra stiano sempre da un’altra parte, rispetto ai problemi del Paese. Non è la prima volta che lo diciamo, ma loro confermano sempre di più questa nostra impressione. Parlano dei gravissimi ritardi produttivi del Paese, dello sfilacciamento del tessuto sociale, della disoccupazione enorme, del territorio che va a pezzi, e sembra che siano sempre stati in una bocciofila, ancorché al governo o in Parlamento. Dove eravate? Cosa avete fatto per contrastare tutto ciò? Cosicché l’affaire Pd, ma anche l’affaire “sinistra” – segmenti, partitini, gruppuscoli – o l’affaire stadio di Roma, sembrano congegnati ad arte per spostare l’attenzione su altro. Tornando al Pd, dico la mia: il problema è Renzi e la sua idea di partito. Un difetto di struttura: il partito dei gazebo e delle primarie portava in sé l'embrione del partito personale del leader, e l’unico che abbia il coraggio di dirlo mi pare che sia D’Alema, il quale, forse, a questo punto può permettersi di dire ciò che pensa. Altri, no: sono sotto scacco, tenuti per la giacchetta o che so io. Come si spiega, altrimenti, un comportamento a giravolte, peggio di un valzer mal danzato, di un Emiliano? O le eterne indecisioni di un Cuperlo? O il silenzio di altri e altre? Con questo, non voglio dire né che scissione dovrebbe esserci, né che il Pd dovrebbe stare unito: voglio solo dire che debbono sbrigarsi, fare i loro conti, chiuderli o riaprirli altrove, ma sbrigatevi, che non se ne può più.
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sabato, febbraio 04, 2017
Ci vorrebbe, invece, la Politica...
Ci risiamo con il teatrino della politica, oggi fatto anche da esternazioni tramite sms e whatsapp. Di per sé, un teatrino è un teatro piccolo, uno di quei luoghi che hanno contribuito a costruire la cultura italiana, quelli che scopri, a volte, girando per piccoli paesi o in città di provincia, e che sono veri e propri gioielli. Il termine, quindi, non si addice proprio alla politica italiana. Non parliamo, quindi, di “teatrino” della politica, bensì di una serie di comportamenti, come dire, inusitati e anche un po’ folli, senza offendere alcuna nave dei folli. C’è un giovane politico arrembante del Pd, anche se un po’ scorbacchiato, che ha fatto cadere due governi Pd, ha perso sonoramente un referendum costituzionale e che ha portato avanti a spada tratta una riforma della legge elettorale, che la Consulta ha bocciato in buona parte per incostituzionalità. C’è una sindaca circondata, professionalmente e politicamente, da persone talmente premurose che, forse, una di queste l’ha resa beneficiaria di una assicurazione sulla vita. Ci sono “grandi vecchi” che dovrebbero limitarsi a dire parole di saggezza e di equanimità, invece mettono pesantemente i piedi nel piatto del dibattito politico, contribuendo non poco ad aumentare la confusione. Una cosa è certa: per dire parole di saggezza, bisogna essere saggi… Mentre tutto questo accade, sembra che la situazione economica sia sotto vetro, nel senso che tutti percepiamo la fatica, l’arrancare, i pericoli, ma pare che non se ne parli più. Affiorano ogni tanto segnali contro l’euro. Io non sono un economista, quindi non riesco a valutare bene: sicuramente, molte delle posizioni critiche nei confronti della moneta unica sono più che condivisibili. Però poi penso che non sarebbe molto prudente affidarsi totalmente agli economisti. Ricordate i Chicago boys, i rampantissimi alfieri del neloliberismo spinto? Ricordate il disastro sociale e politico che hanno portato le loro teorie in molti Paesi. Attenti a fidarsi della scientificità dell'economia. Al solito, ci vorrebbe la politica, ci vorrebbero politici capaci... ne vedete, voi, in giro?
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