sabato, novembre 05, 2011

Chi può faccia; chi sa di non potere…

Si può. Si può ancora. L’Italia ha le risorse, l’inventiva, le capacità, la ricchezza. Si può fare, come diceva il protagonista di un vecchio film. Ma ci vogliono coraggio e intelligenza da parte di chi può decidere. Si temono le misure impopolari? Ma cosa c’è di più impopolare della crescita zero, della fuga dei cervelli, del tasso di disoccupazione giovanile ormai al 30%, dell’inflazione in ripresa, sospinta dall’aumento dell’IVA? Eppure il Paese va avanti. Ce ne ricorderemo, di questi anni. Compreso il fatto che il Paese vivo, solido, arrabbiato ma attivo, non ha tirato i remi in barca e va avanti. Nelle industrie in crisi, dove le maestranze lottano per il loro posto di lavoro e per la loro dignità, e gli imprenditori si fanno in quattro, tra stretta creditizia e crisi del mercato, per tirare avanti. Nella scuola e nelle amministrazioni pubbliche, dove anni di disattenzione e di scarsa lungimiranza, fatta anche di sprechi e di risorse male impiegate, e l’attuale contrazione stanno portando al default, per usare un termine di moda, eppure chi ci lavora resiste tenace. Nel mondo della cultura e dello spettacolo, tra i negozianti che cercano di reinventare tutti i giorni un’offerta che possa stare sul mercato. Occorre un colpo d’ala, ha detto il presidente emerito Ciampi, come nelle grandi crisi degli ultimi anni, come quando agganciammo l’Europa e l’euro. Adesso, tutti temono il referendum greco, che forse – o forse no – è stato cancellato. Io invece penso che sarebbe un gesto di democrazia. Penso che se un Governo sa spiegare al proprio popolo perché si fanno i sacrifici, i modi con cui si cerca di ripartirli equamente e quale obiettivo condiviso si vuole raggiungere, quel popolo risponda positivamente. Ma appunto: si deve operare con un disegno lungimirante e non con spot. Invece, "l'impressione è che nessuno abbia le idee chiare, cioè abbia soluzioni: si naviga a vista con grande incertezza". Lo ha detto il Sir, l'agenzia dei vescovi. Occorre dare il senso dell’equità, e non insistere sui soliti noti. Lo dice molto bene il professor Vaciago, parlando della necessità di un’imposta patrimoniale, nell’intervista qui accanto: “Con la patrimoniale si va a tassare il passato, ossia chi ha già fatto soldi tempo fa,
invece di tassare il futuro, ossia chi vuole mettersi in gioco per crescere”. Dalla crisi non si esce se non con idee nuove e forti. Dice ancora Ciampi: “È un tempo difficile, è un tempo per riforme ai limiti della temerarietà. Chi può lo faccia, chi sa di non potere, ne tragga le conseguenze”. Di coraggio e amore per il bene comune ci hanno dato esempio, tra gli altri, i volontari che si sono prodigati in Lunigiana e in Liguria. Quei ragazzi che si passavano le carte di archivio ed i libri alluvionati, per salvare memoria e cultura, oltre che persone e cose, sono davvero la nostra speranza.

Daniele Tamburini

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