Iniziata tardi rispetto al suo avversario, la campagna elettorale di Oreste Perri è stata, nell'ultimo mese, decisamente intensa, con molti incontri con i cittadini: dai quartieri alle associazioni di categoria, dalle scuole al terzo settore, fino alle piazze e al mercato. Per la conclusione della campagna elettorale, Perri ha dato appuntamento, prima, per un aperitivo presso il comitato elettorale, quindi la festa di chiusura proseguirà alle ore 21 in piazza Roma
A due giorni dalla scadenza elettorale, le chiedo un breve bilancio della campagna elettorale. Una campagna iniziata in ritardo, rispetto a Galimberti…
«Nessun ritardo. Sto ancora facendo il sindaco ed è mio dovere continuare a farlo sino all'ultimo giorno. I miei competitor hanno avuto la necessità di farsi conoscere. La mia campagna elettorale è stata all'insegna della sobrietà e dell'incontro con la gente, nei quartieri, nelle vie e nei luoghi di aggregazione. Ma non si è discostata molto da quanto ho quotidianamente fatto in questi cinque anni. Perché alla fine a contare sono i fatti, e durante la mia amministrazione di fatti ce ne sono stati moltissimi».
Il nostro direttore, Tamburini, nell'editoriale del numero scorso sosteneva che, a suo avviso, lei ha ricevuto poco supporto dai partiti che compongono la sua coalizione. Cosa mi dice a proposito?
«Pur condividendo le decisioni con i partiti e le liste civiche che mi sostengono, ho mantenuto la mia autonomia personale prestando attenzione alle esigenze della città e ai bisogni dei singoli cittadini».
Cinque anni fa lei rappresentava la novità, per quanto fosse una persona già molto conosciuta. Stavolta è Galimberti a ricoprire questo ruolo: ritiene, per questo, di essere svantaggiato?
«Non mi sento affatto svantaggiato, anzi. I risultati del lavoro compiuto dalla mia amministrazione sono sotto gli occhi dei cremonesi. Abbiamo ottenuto grandi risultati nonostante molte difficoltà, non da ultima quella economica: il Comune di Cremona ha subito un taglio di trasferimenti statali del 46,3%. Nonostante questo abbiamo investito 84 milioni di euro in opere pubbliche, di cui 51 milioni ottenuti da finanziamenti europei e statali, e contributi di privati. Non solo, abbiamo ridotto la spesa pubblica, tagliando collaborazioni esterne (-65%), costi di rappresentanza (-87,9%) e indennità (-23,4%). Abbiamo messo in pratica un nuovo e concreto metodo di amministrare, coinvolgendo i privati nel nostro progetto di città. Il mio lavoro di questi anni è la dimostrazione di chi sono. Forse non sono una persona nuova nella politica, ma resto una persona che fa politica al servizio dei cittadini, senza avere appartenenza partitiche di nessun tipo. Ho stima di Galimberti, ma faccio fatica a vedere in lui “il nuovo”: dietro ci sono le stesse persone che hanno governato la città per cinquant'anni, lasciandola in pessime condizioni. Il buco di piazza Marconi, che oggi stentiamo a ricordare guardando la bellezza del Museo del Violino, resterà per sempre l'emblema di quel tipo di politica. Alcuni suoi alleati sono poi lontani dalla sua storia e dal suo credo di persona cattolica. Mi vengono in mente le parole pronunciate da Vendola a Cremona contro il mondo cattolico e da cui lui non si è nessun modo distaccato ».
In passato lei si è più volte lamentato delle eccessive ingerenze da parte dei partiti e innegabilmente ha subito le “pressioni” dei così detti poteri forti: oggi come sono i rapporti con le componenti della coalizione? Pensa di riuscire, se vincerà, a governare la città mantenendo l'autonomia necessaria?
«Una cosa che mi ha contraddistinto dai miei predecessori è che ho applicato il metodo della competenza. Non ho guardato all'appartenenza politica, non mi sono fatto influenzare, sono stato trasversale, ho sempre ascoltato tutti. Ma alla fine, l'ultima decisione è sempre stata la mia, senza condizionamenti, ma con l'obiettivo dell'interesse della nostra città ».
I sondaggi riportano Galimberti in vantaggio su di lei: le risulta? E' preoccupato?
«I sondaggi sono come le previsioni del tempo, a volte sbagliano. Ricordo gli errori macroscopici in cui sono incorsi nelle ultime votazioni. Non sono preoccupato, il lavoro di cinque anni è il nostro miglior biglietto da visita, quello che ci rende affidabili. Mi presento alle elezioni con serenità, data dalla consapevolezza di avere fatto il massimo possibile i risultati sono sotto gli occhi di tutti».
Parliamo di programma: lei ha detto di volersi ricandidare perché lasciare adesso sarebbe come interrompere una gara a metà. Quali sono le sue priorità? Ci sono degli errori da correggere?
«Con il primo mandato abbiamo dovuto porre rimedio a situazioni critiche lasciate irrisolte per anni dalle precedenti amministrazioni, ci siamo concentrati a porre le basi dello sviluppo della città che vogliamo, ora è giunto il momento di presentarla e farla funzionare. Solida nelle sue radici e proiettata nel mondo con le sue eccellenze. Alcune cose sono da migliorare ancora: ci candidiamo anche per questo. Su ogni scelta ci abbiamo sempre messo la faccia e abbiamo cercato la massima condivisione con tutti i cittadini».
Lei ha più volte dichiarato che, in caso di ballottaggio, non apprezza il mercato dei voti: come pensa di comportarsi, se si verificherà tale condizione?
«Se andremo al ballottaggio ci confronteremo sui programmi e sulle idee che sono l'unico presupposto per coalizzare davvero una maggioranza. La mia storia di sindaco lo insegna».
La Lega ha deciso di correre da sola, ma in molti ipotizzano un successivo apparentamento, in fase di ballottaggio: riuscirete a seppellire l'ascia di guerra e tornare a lavorare insieme, dopo tutto quello che è successo in questi anni?
«Come ho appena detto le coalizioni si devono formare sulla condivisione di programmi. E con quello della Lega abbiamo punti in comune. Staremo a vedere, mi auguro che l'interesse verso la città e il buon senso prevalgano».
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