sabato, maggio 10, 2014

Intervista a Nichi Vendola. «Tsipras si pone il tema di una nuova Europa»


di Daniele Tamburini

Presidente di Sinistra Ecologia Libertà e governatore della Puglia dal 2005, Nichi Vendola è un uomo politico di lunga esperienza, ma all’ascoltatore non dà l’impressione del politico “navigato”, di chi della politica ha fatto un mestiere asettico. A prescindere dai contenuti dei suoi interventi, con cui si può, ovviamente, concordare o dissentire, Vendola è ancora un oratore “all’antica”, capace di catturare l’uditorio con un argomentare, comunque, fitto e approfondito. Niente slogan, ma il ragionamento insieme all’uditorio . Nichi Vendola terrà un comizio a Cremona domenica 11, alle 11, ai giardini pubblici di Piazza Roma, per la campagna elettorale, per il rinnovo del parlamento europeo, a favore della lista Tsipras. Lo abbiamo intervistato. 
Presidente Vendola, il prossimo 25 maggio si svolgerà nel nostro Paese un’importante tornata elettorale amministrativa, ma voteremo anche per il Parlamento Europeo. Perché è importante stare in Europa? Per molta parte dell’opinione pubblica i nostri guai derivano in parte dall’Europa… 
«E’ importante stare in un’Europa che sia, come indicava il più lungimirante dei suoi padri fondatori a cui noi ci ispiriamo, Altiero Spinelli, giusta e libera. L’Europa di questi anni di crisi ha segnato il fallimento delle sue classi dirigenti, politiche ed economiche. Le conseguenze di questo fallimento sono sopportate dal peso delle condizioni di vita quotidiana di gran parte della popolazione europea, nel lavoro come nella sanità, nel degrado dell’ambiente come nella cancellazione di diritti e di libertà fondamentali. E’ importante stare in un’Europa giusta nelle politiche sociali che pratica e libera dalle oligarchie finanziarie e monetarie. La vera questione da risolvere non è se stare o meno in Europa, ma quale Europa siamo capaci di costruire al posto di quella attuale». 
Lei sostiene la lista Tsipras. Ci dica chi è Tsipras e perché un cittadino italiano dovrebbe votare per una lista col nome di un politico greco… 
«Alexis Tsipras è un giovane politico greco che partendo dal disastro sociale ed umano praticato dalle classi dirigenti europee con le politiche di austerità si è messo in testa di tramutare la giusta protesta di un popolo nella proposta di una nuova idea di Europa. In questo e nel programma che propone c’è una piena sintonia con la nostra azione in Italia. In questi anni la Grecia è stata usata come il laboratorio di una sperimentazione sociale che ha prodotto povertà, diseguaglianze, vite sradicate. Lì come altrove si sono levati i venti di ritorni nazionalisti, di populismi dal segno autoritario, di rigurgiti xenofobi. Tsipras con le sue idee di sinistra si pone il tema di una nuova Europa e del suo governo, non di uscirne per disintegrarla. Lui, come noi, è un cittadino di questa nuova Europa da costruire, uscendo ognuno dai propri ristretti confini e realizzando finalmente quel programma che è la vera, unica risposta alla crisi: politiche comuni dell’occupazione e del lavoro, del welfare e del fisco, grandi investimenti pubblici comunitari per l’economia verde, leggi che smontino il potere ormai assoluto della finanza speculativa, non il fiscal compact imposto dalle banche ma il social compact che guarda ai diversi cittadini europei in una reale unità di condizioni nuove di vita». 
Il suo partito, Sel, si colloca all’opposizione in Parlamento e “a macchia di leopardo” nelle amministrazioni locali: un po’ all’opposizione di giunte PD, un po’ alleato del PD, e allo stesso modo si presenta alle amministrative. Non è un atteggiamento contraddittorio? 
«Nel Parlamento siamo all’opposizione perché, in coerenza con il programma con cui ci siamo presentati al voto lo scorso anno, siamo una forza politica che si pone l’obiettivo di governare questo paese non insieme alla destra, ma in alternativa ad essa. Non potevamo certo tradire un impegno preso nelle piazze di tutta Italia con centinaia di migliaia di persone. Nelle amministrazioni locali deve valere una sola logica, quella di rispondere ai bisogni di cambiamento e di governo di quel determinato territorio, rispondendo direttamente ai cittadini. Le nostre scelte, nelle alleanze, dipendono prima di tutto da questo. Qui sta la nostra coerenza. Non abbiamo ordini di scuderia da calare dall’alto, imponendo alleanze contro l’espressione di questo o quel territorio. Nella gran parte delle città in cui si vota siamo alleati con il Partito Democratico sulla base di un programma comune di governo locale. E’ evidente che là dove vi sono divergenze di merito sull’idea di città, di sviluppo del territorio, di qualità urbana, la nostra scelta può essere diversa e i cittadini liberamente potranno valutarla attraverso il voto». 
Facciamo una simulazione, presidente: lei è premier, con una salda maggioranza parlamentare. Le poniamo tre temi: riforme istituzionali, lavoro, debito pubblico. Come li affronterebbe? 
«Affronterei le riforme istituzionali mettendo il paese sulla strada maestra da cui in questi anni la politica italiana, con i diversi governi, si è sempre più allontanata: la Costituzione. Anziché smontarla pezzo dopo pezzo come si sta facendo, proporrei riforme nella direzione di applicarla, dato che nei suoi principi fondamentali, penso al lavoro, alla cultura, allo stesso ruolo dell’impresa, ai diritti collettivi e soggettivi, essa è spesso disattesa. Affronterei il tema del lavoro abrogando quelle norme che in questi anni hanno fatto dell’Italia il paese con il record europeo di precarietà e flessibilità e metterei in atto, soprattutto attraverso forti investimenti pubblici, un piano per l’occupazione a partire dai quei settori della società oggi più esposti: i giovani, le donne, i lavoratori over cinquanta. Affronterei infine il tema del debito pubblico uscendo dalla spirale delle politiche fin qui praticate e rivelatesi inefficaci, dato che non sono mai andate al cuore del vero problema italiano. Che è quello di praticare, come nel resto dell’Europa, una politica contributiva capace di contrare alla radice evasione ed elusione fiscale, con una reale lotta alla corruzione economica, con il recupero degli ingenti patrimoni che un certo tipo di capitalismo italiano ha collocato al riparo di paradisi fiscali anziché investire parte di quei profitti derivati dal lavoro nel lavoro stesso. Risorse ingenti sottratte ad una azione sociale del paese che in tal modo non redistribuisce la ricchezza che produce. Queste risorse vanno messe a disposizione di una crescita nuova per qualità e consumo, di una domanda di nuovi beni sociali, comuni, materiali ed immateriali. Il debito pubblico, con queste politiche attive che nessun governo fin qui ha praticato, scenderà fino al punto che potremmo lasciare in eredità, ai cittadini di domani, non un cappio economico al loro collo, ma un lavoro di risanamento e di cambiamento del paese da proseguire». Grazie, Presidente

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