sabato, luglio 12, 2014

Come parli? Anzi, ma come scrivi?

Su un giornale di oggi leggo, in due articoli successivi: “blitz” delle forze dell’ordine e “raid” di ladri in un negozio. Caspita, ha proprio ragione Guido Ceronetti, scrittore fine, a dire che non se ne può più dei luoghi comuni. Lui parte da “rimboccarsi le maniche”: già, è uno dei più “gettonati”. Gettonati? Ma sì, quante volte viene usata questa parola? Macchè “gettonati”, verrebbe da dire, mica siamo al jukebox! E via così luogocomuneggiando. Già, i ladri non si limitano più a rubare o a rapinare: compiono un “raid”. Pensare che il termine è puramente letterario, usato per la prima volta da Walter Scott: sì, proprio l’autore di Ivanhoe. E che dire di “tenere nel mirino”? E “cala la scure”? E (letta qualche giorno fa): “Negozi in centro, raffica di chiusure”. Raffica? Modi violenti, vuoti, pressappochisti di parlare e di scrivere. Io faccio un giornale, ma, mea culpa, anche noi non siamo esenti da responsabilità di questo genere: è un linguaggio pervasivo, che rimbalza dalla TV, dalle cronache politiche o calcistiche (verrebbe da dire: fa lo stesso). Immaginate una silloge (scusate il “parolone”) di questo tipo: “scendere in campo per rimboccarsi le maniche, perché il Paese ha bisogno di tutte le sinergie possibili, e per far questo occorre rottamare i vecchi poteri, possibilmente asfaltandoli, perché c’è un calo pauroso di fiducia, l’economia non tira e non possiamo permetterci un’altra stangata fiscale, ma occorre lavorare, a trecentossenta gradi, per dare un segnale forte”. Direbbe il buon Nanni Moretti: ma come parli? Ma come scrivi? Eppure, nessuno, penso, se ne farebbe un problema: proprio perché siamo ormai assuefatti, mitridatizzati, e anche un po’ indifferenti. Metonimia e metafora sono modi del linguaggio che permettono di svilupparne la grande ricchezza, ma, in caso di abuso, “si rischia l’overdose”. Vedete come viene facile il luogo comune? E, tornando a Moretti: “le parole sono importanti. Chi parla male, pensa male”. E chi scrive male è un po’ fannullone, come diceva la mia maestra.
Daniele Tamburini

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