Nicoletta De Bona: «Giunta Perri? Avremmo dovuto fare scelte più coraggiose ed essere più compatti»
Dopo molti anni dedicati alla politica, Nicoletta De Bona, già assessora alla
cultura nella giunta Perri, ha deciso di abbandonare definitivamente questo tipo
di impegno. «Per fare politica oggi bisogna avere alcune caratteristiche
caratteriali che evidentemente non mi appartengono. C'è chi riesce a scrollarsi
di dosso le situazioni ed andare avanti, io no. L'impegno poi è totalizzante;
credo di aver dato il massimo nella condizione in cui ho operato, con
contraddizioni finanziarie, normative e aspettative dei cittadini molto
elevate». Cosa rimprovera alla giunta in cui ha lavorato in questi cinque anni?
«Avremmo dovuto fare scelte più coraggiose, perché il voto ricevuto
rappresentava un'attesa di cambiamento, da parte dei cittadini. Sicuramente
abbiamo pagato lo scotto dell'inesperienza: siamo stati l'unica amministrazione
di centrodestra in 60 anni di amministrazioni di centrosinistra. Tra gli
assessori della giunta Perri erano ben pochi ad avere avuto un'esperienza
amministrativa giocata in prima linea: fare il consigliere di opposizione,
infatti, ti consente di veder solo la punta dell'iceberg. Quando ti ritrovi a
dover gestire direttamente le cose ti rendi conto di quanto ampie siano le
problematiche. Tuttavia, da parte nostra, ci sarebbe voluta una maggior
compattezza...». Invece la giunta è stata spesso un po' divisa, in questi
anni... «Purtroppo sì. Ma soprattutto è mancato un atteggiamento deciso, come
dicevo prima. Sono una persona dirompente e decisionista. Mi prendo il tempo per
riflettere sui problemi, ma se capisco che serve un intervento forte non mi
sottraggo. Invece in Giunta su molti temi c'è stato un temporeggiamento che poi
abbiamo pagato. Un'altra cosa su cui abbiamo peccato è stata la comunicazione:
abbiamo fatto cose importanti ,ma non siamo stati capaci di comunicarle in modo
corretto ed efficace, finendo per perderci in discussioni sterili che non ci
portavano da nessuna parte». Veniamo al suo settore, la cultura, che durante
l'amministrazione Perri ha subito tagli notevoli... «La cultura è stata tagliata
senza pietà. Molti mi hanno criticato, ma chi non c'è dentro non può capire cosa
significa. Ho fatto il massimo con quello che avevo a disposizione, raccogliendo
1.200.000 euro di risorse esterne, rivitalizzando le sedi museali con iniziative
mirate e tagliando 450mila euro di spese di gestione». Ha provato a contrastare
i tagli? «L'ho fatto nelle sedi opportune. Ma evidentemente la giunta Perri ha
deciso diversamente, e ho dovuto adeguarmi. Sono una persona che rispetta la
parola data, ed andarmene non mi sembrava corretto, nonostante su molte
decisioni non fossi d'accordo». Anche dal punto di vista culturale? «Si. Il
Museo del Violino è stata una svolta molto positiva, tuttavia ci sarebbe voluta
una maggior sistemicità tra sistema museale, Museo del Violino e teatro
Ponchielli. E' qualcosa che avrei voluto fortemente, ma che non ho potuto
mettere in atto. Questo è un grande problema che mi auguro Galimberti - che ha
delega alla cultura - riesca a risolvere. Anche perché le piccole nicchie di
potere autoreferenziali non vanno da nessuna parte, se non si riesce a metterle
a sistema. Non che a noi sia mancata una visione di insieme, soprattutto per
quanto riguarda la liuteria, che rappresenta una caratteristica peculiare della
nostra città, che ci rende unici e riconoscibili. Tuttavia non si è fatto il
passo in più che era necessario». Cosa può dire dell'attuale giunta Galimberti?
«E' troppo presto per fare una valutazione. Sicuramente è condivisibile il fatto
che il sindaco voglia creare lavoro di squadra tra gli assessori; tuttavia le
deleghe mi sembrano un po' nebulose e poco definite: questo porta al rischio di
sovrapposizioni e interferenze tra un assessorato e l'altro. Solo se riusciranno
davvero a fare squadra potranno fare un buon lavoro». Vi sono stati diversi
contrasti, in passato, tra lei e l'assessore Nolli... «L'assessore Nolli ha
avuto contrasti un po' con tutto il resto della giunta. Del resto, l'assessore
al bilancio ha la priorità di dover chiudere il bilancio, mentre gli altri
assessori devono reperire le risorse per i loro settori: è chiaro che si creino
delle situazioni di contrasto». Allora, Nicoletta De Bona, dopo tanti anni, ha
davvero deciso di dire addio alla politica? «Assolutamente. Ho creduto per anni
in un soggetto unitario del centrodestra, il Pdl, anche sacrificando alcune mie
ideologie da ex An. Ora però vedo un caos e una confusione che non è solo della
politica, ma anche, più in generale, degli italiani. C'è molta insoddisfazione,
ma nessuno che se ne prenda la responsabilità. Non è più la politica che piace a
me».
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