sabato, luglio 05, 2014

La festa sugli spalti da noi è un miraggio di Fabio Varesi

E' qui la festa del calcio? No, purtroppo. Da tempo il movimento pallonaro nostrano ha avuto un tracollo, acuito dall’immagine festosa dei Mondiali. E’ la gioia che traspare dalle immagini degli stadi brasiliani ad imbruttire il nostro calcio, più che la brutta figura della Nazionale di Prandelli. Del resto, anche l’Inghilterra è andata subito a casa, ma il suo movimento è ai vertici mondiali e gli impianti d’oltremanica, oltre ad essere autentici gioielli di architettura, sono frequentati da famiglie felici. Da noi, invece, oltre a segnalare i larghi vuoti sugli spalti, abbiamo dovuto incassare un altro morto nei pressi di uno stadio, poche ore prima di una finale che doveva rappresentare una festa del calcio. Non serviva il disastro azzurro in Brasile, per invocare un’inversione di rotta, che probabilmente non arriverà neppure stavolta. Eppure anche la Federazione inglese si è trovata nelle stesse condizioni a metà degli anni ’80. La tragedia dell’Heysel ha rappresentato il punto di non ritorno del football di sua maestà. Da allora tutto è cambiato: stadi rinnovati, società modello a livello economico e soprattutto pugno durissimo contro la delinquenza delle tifoserie. Un risultato ottenuto grazie all’intervento della politica e soprattutto del primo ministro Margaret Thatcher. Da decenni i tifosi inglesi non osano delinquere allo stadio, perché sanno che pagheranno a caro prezzo il loro gesto. Da noi si avvicendano i governi a ritmo serrato, ma fino ad ora siamo riusciti a partorire un innocuo Daspo, che non spaventa nessuno. Con tutti i problemi che abbiamo, anche a livello calcistico, la più grande preoccupazione è attaccare Prandelli, reo di aver accettato un altro incarico a pochi giorni dalla disfatta brasiliana. Ciò significa che i vertici del calcio e delle politica non ancora capito quali sono i mali del nostro movimento, che rischia di perdere sempre più la gioia della partita. Da padre, sono solidale con chi si rifiuta di accompagnare i propri bambini negli stadi italiani. E se le cose non cambiano, saranno sempre di più coloro che la domenica decideranno di restare a casa. Abbiamo toccato il fondo, ma si sa, in Italia al peggio non c’è mai fine...

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