Sono sempre più numerose le scuole cremonesi che scelgono la settimana corta.
E' una tendenza ormai da tempo affermata per le scuole europee: sui banchi da
lunedì e venerdì, mentre il sabato si sta a casa. La scelta non è dovuta solo ad
una sorta di “armonizzazione” con i tempi delle famiglie, ma spesso viene
sollecitata anche dalle necessità causate dalle esigue poste di bilancio
disponibili per Comuni e, soprattutto, Province per la manutenzione, gli arredi,
le utenze delle scuole scolastiche. A Genova, la situazione di bilancio della
Provincia, dovuta ai grossi tagli ai trasferimenti agli Enti locali operati da
anni dai vari governi che si sono succeduti e confermati dal governo Renzi, ha
imposto, per ridurre i costi, la “settimana corta” nelle scuole superiori. E
anche a Cremona diverse scuole hanno espresso la volontà di organizzarsi in
questo modo, come conferma l'assessora provinciale alla scuola, Paola Orini. «E'
una tendenza che viene sicuramente vista con favore dagli enti locali, in quanto
implica un notevole risparmio in termini ambientali ed economici: riduzione del
trasporto, del riscaldamento, dell'elettricità, ecc». Un sistema che prevede
cinque giorni di scuola ed un intero weekend libero, per permettere ai ragazzi
di avere maggior tempo libero per divertirsi e coltivare le proprie passioni al
di fuori della scuola. In questo modo, anche le famiglie potrebbero organizzare
meglio il tempo libero. La settimana corta non porterebbe ad una ulteriore
riduzione delle ore scolastiche, ma solo a una distribuzione delle ore del
sabato negli altri giorni della settimana. «Per il momento, sul nostro
territorio la scelta ha coinvolto soprattutto gli istituti verticalizzati (ossia
quelli che vanno dalla scuola materna alla scuola media), specie quelli nei
paesi - spiega Orini -. Tuttavia, anche diverse scuole superiori stanno
decidendo di adottare questo sistema. Ad esempio lo fa il Torriani, l'Anguissola
per alcune sezioni, il Pacioli di Crema, l'Itis di Crema, lo scientifico...
Sicuramente per le superiori l'organizzazione risulta più complessa, in quanto
bisogna studiare un orario mattutino prolungato, soprattutto se si vuole evitare
di fare i rientri, facendo uscire i ragazzi alle 14. Questo comporta dover
prevedere due intervalli e una diversa scansione oraria. Si devono inoltre
bilanciare le materie più leggere e quelle più pesanti: non avrebbe infatti più
senso la settimana in cui c'è la giornata in cui si concentrano tutte le materie
leggere». La cosa certa è che, in prospettiva futura, questa sarà la strada da
percorrere. «Ribadisco: l'ente locale non può certo obbligare la scuola a fare
questa scelta, tuttavia ci sentiamo di consigliarla, proprio per una questione
di risparmio». Una soluzione che, tutto sommato, troverebbe concordi anche le
sigle sindacali, come evidenzia Simona Meli, segretaria della Cgil scuola. «Alle
medie è già qualche anno che si sta diffondendo l'organizzazione della settimana
sui cinque giorni. Negli ultimi anni questa tendenza si sta diffondendo anche
tra le scuole superiori, dove i consigli di istituto proprio in queste settimane
si stanno riunendo per decidere cosa fare». Tuttavia si tratta di decisioni che
vanno valutate bene e che alle famiglie potrebbero non piacere del tutto: «Da
madre non vedo positivamente questa iniziativa - evidenzia ancora Meli -. I
ragazzi si trovano con orari troppo concentrati durante la settimana. E per chi
viene da fuori il rischio è di tornare a casa decisamente troppo tardi».
Nessun commento:
Posta un commento